Quantcast
Channel: L’altro Mondo – Il Portinaio
Viewing all 81 articles
Browse latest View live

LA STAZIONE DI SHINJUKU

$
0
0

Pensavo di aver regalato al mio amico Marco il viaggio della vita e invece lo sto facendo impazzire.
Ma la responsabilità non è mia. La colpa è tutta di Tokyo.
Abbiamo sempre fame, beviamo ossessivamente bibite analcoliche piene di coloranti e dai gusti più assurdi e mangiamo un dolcetto ogni mezz’ora.
Il contapassi di Marco indica mediamente più di 20.000 passi al giorno, ma nonostante il nostro lavoro aerobico il girovita non diminuisce.
Ieri abbiamo pranzato in un posto fetido sotto i binari della stazione di Shinjuku.

Uno di quelli dove devi scegliere il piatto davanti a un distributore automatico, entrare con lo scontrino e attendere.
Non ci vuole una laurea in fisica. Infili i soldi, guardi l’immagine, pigi il tasto e il gioco è fatto.
Eppure il cameriere ha avuto da ridire.

“Avete sbagliato”
“Impossibile”
“Tu hai tre scontrini, ma risulta pagato due piatti”
“Senti testina di cazzo, se volevi semplificarti la vita andavi a lavorare in un ristorante normale e non in questi automatici dove dipendi da una macchina”
“Tu pagare terzo piatto”
“No”
“Tu pagare terzo piatto”
“E va bene, però ti scoreggio nel locale”

Quando si fissano i giapponesi sono peggio dei muli.
Dopo 20 minuti e dopo aver disquisito con tutto il personale è tornato a chiedermi scusa. Mi ha ridato i soldi e si è inchinato a 90°.
Te l’avevo che eri una testina di cazzo!
Mangiare a Tokyo costa veramente poco. Puoi cavartela anche con 4 Euro, tranne Marco che è ancora nell’età dello sviluppo e quindi spende 20 Euro.
Per il caffè ci appoggiamo alla famosa catena Doutor o al più tenero Segafredo Zanetti, dove tutti parlano più o meno italiano.
Ma non fatevi ammaliare dai marchi nostrani, perché diciamolo: in Giappone il caffè fa schifo e lo paghi un botto.
Meglio portarsi la moka da casa con qualche confezione di Lavazza.
Poi se siete di bocca buona va bene tutto, anche quello americano dei Conbini che ricorda l’acqua sporca del Mocio Vileda.

GODZILLA shinjuku
Marco non ha tregua. La mattina si sveglia prestissimo, senza lavarsi, corre da Starbucks di fronte alla stazione e si prende le peggio cose: donuts al cioccolato o ripieni di panna, cappuccini di soia al the verde, liquami eccitanti con caramello, poi torna a casa e rimane sul cesso per trenta minuti.
Io devo sempre pisciare nelle bottiglie.
Oggi l’ho portato come al solito da Uniqlo, dove ha chiesto asilo politico.
Qui si diverte con poco: basta lasciarlo in ascensore. Fa i suoi video, i selfie a tutti i piani, si prova delle mutandine e poi di nuovo in ascensore.
Questi i nostri colloqui.

“Schiaccia primo piano”
“Ok”
“Schiaccia secondo piano”
“Ok”
“Schiaccia terzo piano”
“Ok”
“Schiaccia di nuovo primo piano perché è uscita la foto sfuocata”

Non si capacita ancora che all’ottavo piano di un palazzo ci possano essere dei ristoranti.
Quando poi è entrato veramente nella stazione di Shinjuku si è messo a piangere. E un po’ anch’io.
Tokyo andrebbe denunciata per crimini contro l’umanità.
Per uscire da una stazione ci metti 20 minuti, le metro s’intrecciano con i treni che passano di fianco alle case minuscole senza riscaldamento che sono costruite sopra ristoranti puzzolenti dove all’uscita ogni tanto vomitano impiegati costretti a lavorare per 14 ore.
Poi capita che nel delirio un giapponese carino si avvicini e timidamente cerchi di aiutarti.

“Vi siete peRRRRRRRsi”

Ho sentito bene? Ha la erre moscia?

“Scusa?”
“Vi siete peRRRRRRRsi?”

E’ la prima volta che sento pronunciare una erre. Miracolo!!!!

“Vi siete peRRRRRRRRsi?”
“Ho capito!!!! Comunque no…sto solo facendo vedere al mio amico la stazione di Shinjuku”
“Vi siete peRRRRRRRRsi?”
“Va bene che sai usare le erre, però mo’ basta!!!!”

La stazione di Shinjuku ha 132 anni, 200 uscite, 52 binari e 3,6 milioni di passeggeri che la calpestano.

Il Portinaio

 

 


PRESENZE A NISHI-SHINJUKU

$
0
0

Lo sapevo che non dovevo guardare i film dell’orrore da piccolo.
Me lo diceva sempre mia nonna: “Poi te li sogni di notte”.
Bisogna sempre ascoltare i consigli degli anziani. 😛
Però mia nonna, anche lei, mi faceva vedere solo “Anche i ricchi piangono” e “Rosa Selvaggia” con Veronica Castro.
A Tokyo, io e Marco, viviamo in una casa molto carina, che ha delle scale ripide, talmente ripide che di notte si accendono delle luci di sicurezza arancioni, nel caso ci venisse una voglia irrefrenabile di uscire di corsa per andare a comprare una bibita al melone verde.
Il nostro padrone abita nella stessa casa, ma dopo 10 giorni di permanenza in terra nipponica non ho ancora capito dov’è il suo ingresso.
Qui ci sono un sacco di porticine e anfratti. I mobili sembrano fantasmi che appaiono e scompaiono e l’aria condizionata ogni tanto si accende da sola.
Ieri notte mi sono addormentato presto, mentre Marco guardava la tv.
Alle due e mezza ho sentito un rumore provenire dalle scale. Erano passi veloci, come se uno, con dei calzini di spugna, stesse facendo l’imitazione del balletto di Flash Dance.
Mi sono detto: “Stai tranquillo, il Giappone è il paese più sicuro al mondo”
Poi mi sono ricordato di non aver chiuso la porta a chiave.
E mi sono ridetto: “Ma sì, chi vuoi che venga. E poi cosa mai potrebbero rubarci?”
I passi però si stavano facendo sempre più veloci. La presenza saliva e scendeva dalle scale. Ma vi sempre l’ora di fare ginnastica???
Ho ascoltato. Con la goccina che mi cadeva sulla tempia.

fantasma giapponese
D’improvviso un rumore metallico ha rotto quel soffice camminare.
Vi giuro che ho sentito cadere una sbarra di ferro.
L’anno scorso in Giappone un pazzo con un sega ha aggredito due ragazze del gruppo musicale AKB48, durante un evento musicale.
Ecco ho pensato a questo.
Ci sarà in giro qualcuno che odia gli stranieri, magari ci ha pure pedinato.
Morirò così, senza aver trovato neanche un pupazzetto nuovo per la mia vetrina.
Ci metteranno nel notiziario della sera e forse finiremo in una puntata di Chi l’ha visto.

Mi sono alzato facendo luce con il cellulare e ho iniziato a chiamare Marco dalla porta della camera. Ma quello dormiva bello beato sul divano.
Siccome avevo paura che l’assassino fosse all’ingresso aspettando di colpirci tutti e due nello stesso momento, ho iniziato a parlare sottovoce, sperando che Marco mi sentisse. Ma nulla, russava come cinque carlini con la sinusite.
Qui ci vuole una tecnica sopraffina.
Ho iniziato a tirargli le sue mutande nuove di Uniqlo, quelle con il sistema AIRsm, che fa traspirare gli apparati sessuali e permette alle scoregge di uscire senza lasciare traccia sul tessuto.
Dopo 7 lanci, Marco era ancora lì, immobile, sembrava un bidone della Caritas.
C’è voluta la ciabatta per fargli aprire gli occhi.
Poi armati di Infasil siamo scesi per le scale, ma niente, non c’era nessuno da accecare.

fantasma giapponese
Io ho fatto fatica a riprendere sonno, ma verso le cinque di mattina ho fatto un sogno.
Indovinate chi?
Veronica Castro e il fantasma del film Ju-Oh che giravano libere in casa.
Dallo spavento ho tirato i piedi a Marco che, terrorizzato, ha iniziato a urlare pensando fossi un suo parente morto arrivato direttamente dalla Puglia.
Io e Marco abbiamo due immaginari completamente diversi. Il mio è nippo latino e il suo foggiano mistico.

Il Portinaio

P.S. Io abito qui! 🙂
E se volete seguirmi su Instagram cliccate QUA

tokyo shinjuku

LA DROGA IN GIAPPONE

$
0
0

Se vi dovessero beccare in Giappone belli fuori a parlare con un albero di Sakura e con le tasche piene di marijuana, ahimè è la fine.
Vi rimandano a casa col foglio di via dopo tre mesi di carcere e in più vi mettono sul passaporto il timbro ospite indesiderato.
Quindi cari Condomìni tossici trovatevi un nuovo stupefacente che non sia deleterio per il corpo e per la vostra fedina penale.

Ho giusto una proposta per voi: i Maid cafè.

Locali molto famosi in Giappone dove al posto di baristi e camerieri tatuati ci sono ragazzine appena maggiorenni che servono ai tavoli ragazzini minorati.
Ci sono andato con un mio amico Otaku.
Ad accoglierci fuori dal bar c’era una ragazza con l’impermeabile, molto contenta di vedere nuovi umani da spennare.
Se sei un verginello, il rito è sempre quello. Arriva Mariko, in abiti da cameriera lolita, con una candelina. Ti parla nella sua lingua con un tono stridulo e fastidioso e poi al tre soffia sulla candelina elettronica.
In teoria c’è il divieto assoluto di fare foto in questi locali perché potresti, non tanto dar fastidio alle intraprendenti lavoranti, ma ai clienti, che hanno paura di essere riconosciuti sui social.

Seduti ai tavoli ci sono:

– uno pseudo killer con i capelli lunghi e il ciuffo biondo, i jeans sbriciolati da un pittbull, gli stivali a punta di Aladino, una maglia a righe nera e rossa e un giubbino di pelle borchiata.
– un nerd che continua a scrivere sul computer.
– un impiegato di mezza età abbastanza elegante
– un altro nerd con la polo verde e gli occhiali fondo di bottiglia.
– due ragazze che non si capisce il perché.
– un ciccio pasticcio con i denti buttati a caso che barcolla ogni volta che si alza dalla sedia.

Le maid sono gentili e attente.
Per chiamarle bisogna fare l’imitazione di un gatto. Basta mettersi le mani a pugnetto sulla testa tipo orecchie e poi urlare “gnam gnam”.
Per i primi cinque minuti ti senti un cretino, ma poi il gioco inizia a farsi interessante.
Perché quelle sono piccoli demoni spillasoldi.
Quando ti portano da bere devi dire una piccola formula magica per rendere la bevanda ancora più buona, quando cantano sul loro palchetto cercano di venderti i bastoncini luminosi, se ti vedono titubante davanti al tuo bicchiere corrono subito a chiederti se vuoi qualcos’altro da bere.
Se poi vuoi partecipare alla piccola lotteria della serata sarai sicuro di avere un premio garantito.
Ovvero:
– una foto con il tuo cellulare con una maid a scelta.
– una polaroid con dedica di una maid a scelta.
– una canzone live di una maid a scelta.
– una bibita che ti verrà portata da una maid a scelta
– un rene di un cliente a scelta. 😛

Io ho vinto la polaroid, poi su un menù ho selezionato la mia ragazza preferita.
E così il gioco continua.
Il povero ciccio pasticcio continuava a spendere soldi in alcolici pieni di ghiaccio e spettacoli live.
E tutti eravamo obbligati ad alzarci e a ballare.
Per il mio amico Otaku, i maid cafè sono degni sostituti delle droghe. Ti mandano in estasi.
Quelle canzoncine penetranti interferiscono con le funzioni cerebrali e hanno lo stesso effetto di un allucinogeno, la situazione di pericolo diminuisce e tu che fai? Continui a ballare e a spendere in cibi zuccherosi e bevande fluorescenti.
Il fascino della maid è letale. Come un trip confonde il reale con la fantasia. Credi di essere amato da lei, mentre invece sta recitando solo un copione.
Il mio amico Otaku aveva aperto un locale gestito da due maid cosplayer. Le sue impiegate ricevevano regali costosi da bizzarri clienti, senza però dare nulla in cambio. Non esiste la formula: regalo = vagina.
Ai maid cafè basta sognare. Poi fa niente se il conto si prosciuga in un mese e tu vivi come una larva in tre metri quadri.
Vuoi mettere l’ebbrezza di sfiorare la gonnella bianca e nera della tua ragazza preferita.
Altro che oppiacei e sostanze inalanti.
I neuroni si sciolgono alla vista delle loro piccole mani che ti portano la birra, il coordinamento motorio rallenta all’ondeggiare dei loro pizzi, il cervelletto va in tilt al solo indossare un loro cerchietto rosa di peluches.
Che cazzo pippate a fare la cocaina, venite qui. E morite d’amore!
Le maid non sono altro che pop idol di serie D, spesso fuori sinc durante il playback e ballerine pessime su coreografie da saggio di fine anno di terza elementare, ma addestrate come assassine senza cuore.
A fine serata il nerd con il computer si è alzato, ha indossato degli occhiali da sole ed è uscito con il bastone da non vedente.
Cosa vi avevo detto? Se non sono ex drogati questi…

Ma dove si trova la droga in Giappone? E che ne so io, mica sono uno spacciatore. 😛
La mia amica, interprete inglese del consiglio degli avvocati giapponesi, mi ha detto che Roppongi è una delle zone più tossiche di Tokyo.
Spesso sono le ragazze che spacciano.
Ci sono quelle che vogliono spillarti i soldi e che ti mettono allucinogeni o sonniferi nei bicchieri, poi non so con quale stratagemma ti obbligano ad andare al bancomat e il gioco è fatto. Ti ritrovi in mutande e senza un soldo.
Oppure ci sono locali molto noti, dove si pippa come dei dannati. Locali talmente noti che la polizia ogni tanto fa delle retate con l’obbligo del test delle urine.
C’è questa storia bellissima, che mi ha raccontato un ragazzo.
Qualche anno fa in una zona di Tokyo controllata dalla Yakuza, la droga si comprava direttamente dalle macchinette, quelle dove scendono le palline con i giochini, solo che al posto del portachiavi di Doraemon trovavi due belle pasticche.
Quanta creatività in questa città. 🙂

Il Portinaio

tempio shinjuku

A proposito di abuso di droghe. Guardate questo video. 0_O

SOLTANTO PER UN DVD

$
0
0

Oggi ho deciso di tornare sulle mie tracce, anzi no, su quelle della mia amica Piera Lady Disturbia, nota per aver trattato male tutte le commesse del triangolo dello shopping ShibuyaOmotesandoHarajuku.
Una delle cose più belle da fare a Tokyo è perdersi, perché si scoprono quartieri carini, nuove bevande nelle macchinette e soprattutto limited edtion di portachiavi di Hello Kitty. Solo una cosa resta uguale: i supermercatini (Konbini).
Io e la mia amica Piera abitavamo a Tomigaya, fermata Yoyogi Hachiman.
Per rendermi le cose difficili ho scelto di scendere alla stazione di Yoyogi, che voi direte: – vabbè è dietro l’angolo – e invece sta ceppa di minchia.
E adesso dove vado?
I sobborghi di Tokyo intorno ai grandi centri sono un po’ tutti uguali, casine grigie, insegne di ristorantini, vending machine. La vista ti va insieme e ti ritrovi a girare a vuoto.
Fuori dalla stazione avevo tre scelte. Prendo la via di sinistra e vado verso il parco Meiji Jingumae, oppure a destra verso il Yoyogi Koen?
Ma c’è anche quella al centro, l’incognita, magari la più probabile. Dai giochiamo difficile, prendiamo questa.
Questa città conta qualcosa come tredici milioni di abitanti ed è facile incrociare di tutto.
Ho visto un ragazzo con l’alopecia universalis, anziane con tre gobbe, uno senza gambe e un altro che si è strofinato la faccia per quindici minuti. Giuro, sono rimasto fermo a guardarlo.
Sulla strada ho incontrato questo piccolo negozio: Bandit.

bandit shop tokyo

Piccolo regno per i cultori del giocattolo introvabile.
Hanno persino il bambolotto di Macaulay Culkin, quello di Mamma ho perso l’aereo, nella sua versione infante, non tossico. 😛

home alone toys
Quando sono entrato non c’era nessuno. Avrei potuto rubare tutto, uscire di soppiatto e correre come un matto con il mio zaino pieno di Gremlins e Orsetti del cuore, ma siccome sono educato e rispettoso delle loro regole giapponesi, ho solo sospirato davanti alle statuine dei Goonies.
Poi la commessa ha fatto capolino da una tendina e non mi ha nemmeno cagato.
Ma io ho una missione non posso perdermi dietro a bacchette e mostricciattoli.
Dov’è la dimora dove abitavo con Lady Disturbia?
Non mi ricordo più niente.
Dopo 30 minuti mi sono accorto di essere tornato a casa mia.
Uno scemo. Che cazzo di giro ho fatto?
Non contento ho ripreso il treno e questa volta ho scelto la strada a destra. Fanculo il mio sesto senso, mica sono un Cavaliere dello zodiaco.
Ma il destino questa volta mi è venuto in aiuto.
Davanti a me si sono aperti panorami stupendi, beh adesso non esageriamo.
Ho visto solo un centro ippico, tutto pulito, con una signorina addetta a raccogliere la merda dei cavalli.
Di fianco il parco dei Pony, dove tutti i bambini composti facevano la fila per accarezzare quei piccoli equini nervosi. Anche qui c’era una signorina addetta a pulire le minuscole merdine lasciate qua e là.

cavalli giappone
La mia camminata è ancora lunga, la fortuna mi ha fatto incrociare una strada a me familiare. Forse se giro da questa parte ritroverò la via di casa.
Perché all’epoca non ho lasciato dei portachiavini per terra, come facevano Hansel & Gretel?
Gira a sinistra, poi a destra, guarda in fondo. Eccolo il supermercato dove andavamo a fare spese folli!
Finalmente!!!
Ben tornato a Tomigaya mi ha urlato la mia testa.
E’ rimasto tutto uguale.

shiba inu
Sono corso subito a mangiare una bella Tempura, che alle 3 del pomeriggio non può che restarti sullo stomaco per tutta la giornata.
Le cameriere non sono più quelle di una volta, ora ci sono due ragazze addestrate a dire sempre la stessa cosa. Quando mi vedono hanno una specie di sobbalzo. Chi sarà questo baffuto occidentale?
Una si avvicina e inizia a parlare con quel fare servile che urta i nervi.
Faccio segno sul menù e gli dico che non parlo bene giapponese.

Il nostro dialogo è stato più o meno così:

“Buongiorno benvenuto al ristorante Unto e Pesantezza, cosa vuoi da mangiare?”
“Non capisco il giapponese?”
“Preferisci il menù o solo la tempura?”
“Se ti ho detto che non capisco poi fai tu. Portami il set menù”
“Vuoi anche del riso”
“Ma io preferisco il blu come colore”
“La soia te la mettiamo a parte”
“Lo sai che mia mamma riesce a ruttare l’Ave Maria?”
“Grazie mille per essere venuto nel ristorante la sua comanda verrà evasa subito”
“Ma perché continui a parlarmi in giapponese e non fai uno sforzo con il linguaggio dei segni?”

Il cuoco deve aver capito il nervosismo che mi stava crescendo, perché ha un certo punto l’ha chiamata e le ha detto “Setto Menù”.
E bravo!
Dopo di me è entrato un uomo di colore e nessuna delle due ha avuto il coraggio di portargli il bicchiere di the di benvenuto.
Mentre mangiavo tranquillamente guardando in trance il tavolo sentivo una presenza dietro di me.
Era la cameriera che aspettava che mi girassi per dirmi: “Spoon?”

“Spoon a chi?”
“Spoon?”
“Ti ho detto che non lo voglio il cucchiaio”
“No spoon?”
“No!”
“Fork?”
“Scusa non vedi che ho praticamente finito, non potevi chiedermelo prima?”
“Allora torno a servire ai tavoli”

Il cuoco curioso capendo le nostre difficoltà linguistiche mi ha omaggiato di una ciotola di riso, sorridendo e facendo il segno dell’OK riferito ai miei baffi.
Alla cassa ancora stessa storia.
Lei parla giapponese, io rispondo in inglese, lei di nuovo in giapponese, io in Italiano, lei ringrazia in giapponese e io pure.
E rimane di stucco.
Sono rimasto per più di un’ora nel quartierino dove vivevo otto anni fa, mi sono fatto prendere da romantici amarcord, ho visto cartelli “Most wanted” con la faccia della mia amica Piera Lady Disturbia, ho fotografato tutto, sono tornato nella libreria dove ci fermavamo sempre di sera, ho bevuto un caffè nello stesso tavolo dove facevo colazione, mamma mia che palle e quanta dolcezza! 😛

tomigaya library
Neanche un episodio bizzarro, qui tutto è perfetto. Il rigore giapponese non lo puoi scardinare a meno che…

Cos’è quello oggetto che disturba la mia foto?

yoyogi photo

Cosa sta inquadrando il mio cellulare?

yoyogi

In Giappone nessuno butta niente per terra, i cestini sono stati tolti per paura di attentati terroristici o per ragioni a me sconosciute.
Però i dvd, quelli sì, li puoi lasciare ovunque.

porno giapponese

Il Portinaio

TOKYO GROTESQUE

$
0
0

La metro di Tokyo chiude più o meno a mezzanotte e i giapponesi corrono come i matti per non perdere l’ultimo treno o coincidenze dall’altro lato della città.
Inciampano, si spezzano i tacchi e cadono, ma come centometristi allenati arrivano alla meta e il loro ritorno a casa è garantito, prima che il mezzo di locomozione si trasformi in una ciotola di Ramen. 😛

Ore 23.51.

La marcia verso il vagone della linea JR Shibuya – Shinjuku è composta e veloce.
Chi prenderà per primo il posto a sedere?
La coda si allunga, eccolo il treno dei desideri, quello che ci porterà verso il cuscino.
E’ pieno zeppo. Si ferma.
Pronti, partenza…aspetta, il vagone davanti a me è vuoto. Perchè?
Si apre, sento già odore di freschezza e non di alito del venerdì sera e di ascella alla soia.
Non entra nessuno.
Fatemi passare scemi, non vedete che gli altri vagoni sono pieni? Perché pressate la gente per entrare di là? Venite con me salary men!
Vabbè io entro, poi non andate a dire in giro che sono petulante, se non volete ascoltarmi cazzi vostri.
Che cos’è questo odore di brodo di miso e bile?
Eppure i treni giapponesi sono abbastanza puliti, hanno anche i sedili riscaldati, ottimi contro le emorroidi. 😛
Perché è tutto libero intorno a me? Cos’è questa sensazione di viscido sotto i piedi?

Cristo! Chi ha vomitato dentro il treno!!!???!!

Ma godiamoci lo spettacolo. Mi sono seduto bello comodo insieme all’unica coraggiosa, una specie di lesbo punk, che faceva la figa perché era la sola orientale che osava starmi vicino.
A uno a uno i pendolari entravano e uscivano schifati, facevano le facce inorridite, si mettevano le mani davanti alla bocca e alzavano gli occhi al cielo.
Poi dalle scale ecco arrivare la ignara nipponica, che con uno scatto felino salta dentro il vagone scivolando sulla chiazza di vomito.
I giapponesi sono noti per fare film di serie Z molto grotteschi e super trash.
C’è una scena di Naked blood del 1995 dove una tipa si frigge la mano e poi se la mangia come una tempura qualsiasi, oppure iconica è quella dell’ onirico e stravagante The deserted reef di Katsu Kanai dove maschi scoreggioni collegano il loro ano con un tubo alla bocca di un altro compare e allegramente fanno un girotondo inalando gas intestinali.
La ragazza caduta nel vomito sembrava uscita da questi bizzarro movie, si dimenava urlando e non riusciva ad alzarsi.
Ovviamente nessun giapponese ha osato avvicinarsi per aiutarla, meglio guardarla soffrire, d’altronde in questa città siamo in tanti e c’è una selezione naturale.
Poi la poverella è riuscita ad alzarsi ed è fuggita in lacrime in bagno, con il suo trench comprato da Uniqlo e tutto pieno di spaghetti e pezzettoni di carne di maiale.
Ho continuato il viaggio guardando da un’altra parte.

Ma dov’ero un’ora prima?

In un karaoke non tanto economico, dove novellini al primo impiego cantavano come disperati il loro ingresso nella società.
Fumavano ovunque, dentro la stanza del karaoke, nei corridoi, poi da trasgressivi buttavano le cicche per terra, tanto ci penserà l’inserviente pagato 1050 Yen l’ora. Così c’era scritto sul modulo di recruiting esposto all’ingresso del locale.
Invece di seguire il testo di Come as you are dei Nirvana guardavo le tecniche di seduzione nipponiche.
Una ragazza completamente ubriaca mostrava le tette a tutti i suoi colleghi, un’altra baciava un ragazzo mettendoci un pochino di lingua, un altro prima di entrare in ascensore appoggiava il suo membro sul sedere di una timida cliente, che disturbata, cercava di mandarlo via con il gesto che si fa per cacciare le zanzare.

Ma dov’ero due ore prima?

Correvo per Shibuya cercando un bar con un bagno pulito, perché finalmente dopo quattro giorni di stitichezza il bambino stava per nascere.
Cosa scelgo? Il noto Doutor con la sua insegna gialla e nera, Caffè Veloce con le sue commesse bipolari o il Segafredo con i suoi errori grammaticali?

segafredo shibuya

Non vi dirò chi ha il cesso più sporco, ma vorrei chiedere a quello che è entrato prima di me come ha fatto a scrivere con il culo sulle pareti. Non perché io voglia emularlo, ma solo perché sono felice che questo paese mi stupisca ogni volta che lo vedo.
Quando i giapponesi si lasciano andare diventano divertenti e creativi, a modo loro.

Il Portinaio

Le illustrazioni del post sono di Mori Chack, famoso dieci anni fa per il suo violento orsetto rosa Gloomy, non tanto più di moda da queste parti.

L’ACQUARIO DI TOKYO (Shinagawa)

$
0
0

Non è proprio un luogo da visitare, almeno per me, che detesto vedere animali in gabbia o ridotti a fare i pagliacci, ma oggi piove e siccome sto facendo l’accompagnatore in incognito mi tocca trovare un escamotage per rendere piacevole il soggiorno dei miei clienti.

“Sicuri che va bene l’acquario? Potremmo rinchiuderci in qualche Maid Cafè è farci intortare da quelle stupidine delle cameriere”
“No, per noi va bene l’acquario”
“E se andassimo al museo delle scienze? C’è un’area dedicata alla cacca”
“No, per noi va bene l’acquario”
“Ok, però liberiamo almeno i pinguini?”

L’acquario di Tokyo si trova a Shinagawa, una zona che, a detta della mia amica Mia san, è molto carina, perché è meno turistica.
All’uscita della metro c’era un bordello della Madonna, alla faccia del “meno turistico”.
Poi con la pioggia i giapponesi diventano dei potenziali assassini con i loro ombrelli.
Mentre attraversavo l’incrocio ho visto una ragazza dimenarsi come un’ossessa, un passante l’aveva colpita in un occhio.
Una scena horror.

hostel scena occhio
Perché si sa in Giappone quando le fanno…le fanno grosse.
Dopo essermi riparato dentro il centro commerciale che “accerchia” il Prince Hotel ho finalmente visto l’ingresso del fantomatico acquario.
In salita.
Sì, l’ingresso è in pendenza, non so di quanto, ma abbastanza per mettere a dura a prova le gambe.
E non vi dico la gente in coda con i passeggini, che rischiavano di perdere i bambini a mazzi.
Agevoliamo la foto della hall dell’acquario, che sembrava un negozio di articoli usati per l’infanzia.

acquario di tokyo
In effetti questo non è luogo dove puoi vedere pesci e murene, ma una specie di asilo nido per minorenni che latrano come cuccioli di iene affamati.
Dietro la biglietteria c’è la giostra vascello, giusto per farti venire la nausea prima di entrare.
Poi, siccome è primavera, i giapponesi lo vogliono ricordare a tutti con questa installazione stucchevole fatta di rose e petali di sakura.

acquario di tokyo

Neanche nel reparto bomboniere della Grancasa hanno così cattivo gusto!
Il percorso inizia in una stanza piena di monitor che ti raccontano le storie di Nemo e Mobi Dick, continua in un’altra con poveri pesci che devono sopportare proiettori dentro gli acquari, per approdare infine nella zona delle meduse illuminate a giorno.

acquario di tokyo
acquario di tokyo
Ecco la lista dei fastidi (che poi sono maltrattamenti) che devono subire i pesci e i mammiferi dell’acquario di Shinagawa.

1) Il bar
Con i tavolini aquario e i pesci rossi ridotti a guardarti bere bibite e caffè.

2) il delfinario
Appena entri c’è un odore cattivissimo. Tu pensi sia alito di delfino, invece non ha quel restrogusto di colatura di alici, è qualcosa che viene da un altro sistema solare.
Mentre guardi i poveri Flipper costretti a farsi fotografare con i bambini, capisci che la colpa della puzza è dovuta ai chioschetti di fritto e popcorn che ci sono intorno al delfinario, che mischiata all’olezzo di ascella e al sentore marino dell’acqua crea una nube tossica, ahimè immune all’uomo molesto.

acquario di tokyo

3) i pinguini
Sono immobili.

4) Le foche
Hanno gli occhi a palla. Stressatissime e costrette a fare giochi stupidi.

foca

5) Le tartarughe
Secondo me sono finte.

6) Gli acquari
Quello centrale è uno spettacolo pietoso, con la razza che chiede compassione e il pesce sega in stato confusionale.

acquario di tokyo

pesce sega
7) I capibara
Sono i roditori più grandi del pianeta, vivono in Sud America. Qui a Tokyo hanno provato a cercare fortuna, ma sono finiti a farsi fotografare nudi all’acquario.

acquario di tokyo

Cari condomini, se la vostra prossima vacanza sarà in terra nipponica, ricordatevi che in un giorno di pioggia Licia ha incontrato Andrea e Giuliano, se fosse andata all’acquario, sarebbe ancora a friggere okonomiyaki! 😛

Il Portinaio

LA METRO DI TOKYO (Una scusa per parlare di Giappone)

$
0
0

Ho comprato lo smartphone a mia mamma, così possiamo videochiamarci su messenger o whatsapp e non le viene l’ansia.
Ma ho creato un mostro.
Quella invece di scrivermi, passa le ore a condividere foto di Gianni Morandi, di Padre Pio e dei suoi amici. Non ha ancora capito che deve cliccare “Mi piace”. Usa solo il tasto “Condividi” e la sua bacheca assomiglia più ad un inserto speciale di Famiglia Cristiana.
Qui in Giappone stanno tutti sui cellulari, è un luogo comune.

Drin drin

Scusate rispondo ai miei genitori.

“Ciao dove sei?”
“A Kabul!”
“E che ci fai in Indonesia?”
“ahhaahhaahahahah”
“Senti mi stanno arrivando messaggi da gente che non conosco”
“E tu non accettare”
“Ma sono gentili”
“Ti ricordi che da piccolo mi dicevi sempre di non dare confidenza agli sconosicuti?”
“Ma solo perché avevo paura che ti rapissero”
“Ecco. Con Facebook è la stessa cosa. Potrebbero rubarti l’identità, chiedere informazioni personali, stalkerarti”
“Sciecherarmi?”
“Cambia orecchio!”
“Cosa vuol dire stakkerare”
“Con la L”
“Stakkelale”
“Mà ci sentiamo dopo, ora sono in metro e non posso parlare”

Qui in Giappone non devi fare casino quando sei in metro. È un luogo comune, ma anche una regola di educazione.
Le metro sono ancora piene di cartelli che ti invitano, suggeriscono o impongono di:

1) Non buttarti sui binari se sei ubriaco
2) Non giocare a Candy Crush sulle scale
3) Non prender le scale mobili al contrario
4) Non parlare con la fidanzata al cellulare
5) Non spingere le vecchie per terra mentre guardi le foto su Instagram
6) Non mangiare in metro
7) Chiamare la guardia se c’è un suicida
8) Non parlare con gli alieni
Ho voluto anche provare l’ebrezza di prendere un treno all’ora di punta. I giapponesi sono preparati e in assenza dei famosi “spingitori” iniziano a farlo loro. Così ti ritrovi schiacciato come un pop corn, di quelli che si appiccicano al cinema e che te li riporti a casa.
Non hai modo di muoverti. Sudi, diventi gemello siamese di qualcuno e d’incanto ti ritrovi in ufficio con lui.
Oggi avrò chiesto scusa 4 volte:

“Scusa se ti sto infilando un dito in un occhio, ma tanto scendo alla prossima”
“Scusa se ti sto appoggiando il mio membro sulla coscia, ma mancano due fermate”
“Scusa se sopporto il tuo alito di soia, ma cristo mangiatevi una mentina”

Ho fatto in tempo a fare questa foto. La signora non stava bene.

giapponesi in metro

Per capire la Metropolitana di Tokyo ci vuole un piccolo corso di laurea, ma state tranquilli dopo tre giorni sarà tutto più facile e poi se non volete sbattimenti, domandate al controllore all’ingresso dei tornelli, senza impazzire davanti alla mappa. Basta solo chiedere “Io qui voglio andare qua” e lui come per magia con una calcolatrice vi mostrerà il costo del percorso su una calcolatrice.

metro tokyo

Perché il biglietto cambia a seconda della tratta, a seconda della metro e ogni tanto a seconda dei giorni. Perché ci sono le offerte, tipo oggi: il biglietto giornaliero costa 100 Yen in meno.
Il mio amico Marco, che è sciantosa e non ha capito niente di come funziona questa ragnatela suburbana, preferisce il taxy.
E qui bisogna finalmente spezzare una lancia a favore dei tassisti vintage giapponesi. Non si perdono più. Con l’avvento degli smartphone e dei navigatori riescono a trovare la strada più facilmente, anche se ogni tanto qualche suggerimento devi darglielo.

Drin drin

“Sono tua madre”
“Lo so!”
“Anche io adesso riesco a capire chi mi chiama, perché mi appare il nome sullo schermo”
“Mamma ti ho detto che sono in metro”
“Lo sai che Adriano Celentano mi ha cliccato – Mi piace – sul mio commento?”
“Che felicità…”
“ Ora sto commentando le foto di tua cugina”
“Lo so…ho letto”
“Ma lei non mi risponde”
“Mamma hai scritto – che bell’ufficio che hai – cosa dovrebbe dirti?”
“Almeno grazie”
“Lascia perdere”
“Se non mi risponde la mando affanculo”

In Giappone non esistono tante parolacce. io le vorrei imparare, ma nessuno me le insegna. Però oggi ho visto un passante mandare a cagare un autista perché si era fermato con una ruota sulle strisce pedonali. Ma gli ha proprio fatto brutto.
Uff, perché non ho una GO PRO sulla fronte in questi casi?

metro tokyo

Drin drin

“Figliolo hai controllato chi sono quei signori che mi scrivono?”

Anche da lontano la mia famiglia mi serve su un piatto d’argento stimoli e pettegolezzi.
Una mia parente pare accetti l’amicizia da vedovi e uomini attempati, solo per farsi scrivere sulla bacheca commenti lusinghieri sul suo aspetto fisico ancora piacente.
E siccome sono sicuramente dei sessuomani, vanno in giro a cercare donne di una certa età in cerca di piaceri forti (per la terza età)
Mia mamma ora ha 20 richieste di amicizia. E mio padre è ancora vivo! 😛

Il Portinaio

tokyo metro

Drin drin

“Mi sono iscritta a due nuovi gruppi che mi hanno suggerito – Voglia di – e – Un po’ dolce e un po’ bastarda”
“Mamma ricorda che ho la tua password, potrei rovinarti la vita”
“Cretino me la sono fatta cambiare dalla nuova vicina di casa…fa la poliziotta! Tiè!”
“Mi mandi una foto tua e di papà?”

mamma facebook
Prossima lezione: i selfie!

SHIBAMATA (In Giappone puoi essere libero?)

$
0
0

Il Giappone è un paese libero?
Me lo sono sempre chiesto camminando da casa al conbini, soprattutto per inseguire il mio amico Marco che non fa altro che deglutire bevande di dubbia provenienza e piene di zuccheri sintetici.
Qui a Tokyo puoi essere quello che vuoi, vestirti come ti pare e piace e ahimè dare sfogo a qualsiasi perversione.
Il mio vicino colleziona mutande. E’ tre giorni che stende solo quelle. Manco una maglietta, uno straccetto, lava solo mutande. O ha problemi di piccole perdite o è un collezionista feticista.
Lo sto spiando, manco fossi un assistente sociale.
Però devo dire che si comporta bene, quando torna a casa ci mette un’ora per parcheggiare l’auto in garage, lo fa in un modo silenzioso e delicato, per non disturbare. Poi resta fermo a guardare i parafanghi, ci passa un panno daino e copre la macchina con un lenzuolo.  Si fuma una sigaretta e guardando nel nulla e alla fine rincasa.
Che carino.
Nel paese delle regole, la sua trasgressione maggiore è accendersi una Marlboro alla menta lontano dalle smoking area e uscire pazzo per l’intimo.
In Giappone c’è la pena di morte.
In Giappone è maleducazione limonare duro con la fidanzata ed è quasi sempre obbligatorio togliersi le scarpe nei camerini dei negozi.
In Giappone è severamente vietato fotografare i passanti e fallire nella vita.
Però dal punto di vista estetico è libero. Ecco. Una cosa bella l’ho trovata

La mia amica Mia San dice però che quando vede la gente vestita “stravaganza” pensa che sono scemi.
Ma siccome è educata non lo dice a voce alta.
Qui Enzo Miccio e Carla Gozzi verrebbero messi alla gogna, in quanto detrattori dell’estetica del popolino con il loro slogan urlato: “Ma come ti vesti!”
Nel Sollevante nessuno ti dice niente.
Allora vestiamoci da pagliacci e usciamo! Finalmente posso mettermi le mie scarpe fluorescenti senza che nessuno cambi strada, i bambini correranno ad abbracciarmi quando vedranno la mia T Shirt di Doraemon da quindicenne.
Voglio vivere qui.
Basta seguire 4 regole: lavorare tantissimo, non soffiarsi il naso, pagare le tasse e non urlare. Sarò invisibile, ma visibile solo per i miei accostamenti cromatici. Sarò silenzioso, ma urlerò al mondo il mio stile.
E cosa succede nei paesini?
Ma chi se ne frega!
Guardate chi ho beccato a Shibamata, un borghetto carino a est di Tokyo, dove tutto sembra essersi fermato a 100 anni fa.

cosplayer tokyo travestito

Non è un’anziana che si sta sistemando i gambaletti, ma è un uomo! Sì, un uomo! Intento a maneggiare i suoi gioielli, perché si vedevano da sotto la gonna. 😛
Shibamata è un piccolo gioiellino, ci sono un sacco di ristorantini tipici, c’è la statua Kiyoshi Atsumi aka Tora-san (attore famosissimo in Giappone)

tora san

c’è il tempio e il museo del giocattolo vintage, che è un po’ una puttanata, ma ricorda la casa delle nonne e se siete sensibili come me vale almeno un giro.

shibamata tempio
museo del giocattolo tokyo

museo del giocattolo shibamata

museo del giocattolo shibamata 2
Io mi faccio un sacco di domande quando sono in Giappone, domande profonde, perché è un paese che ti mette a dura prova.
Ma dietro l’angolo c’è sempre qualcosa che ti fa sorridere.
Come le Vans tarocche cinesi al gusto di anguria! 😛

scarpe anguria

Il Portinaio


IL MONTE TAKAO

$
0
0

Visto che tutti vanno al Monte Fuji, oggi vi porterò dal cugino sfigato: il monte Takao.
Nessuno se lo caga, perché fondamentalmente è piccolo e nero come Calimero.
E’ alto appena 600 metri, (per la questura 599) una scoreggia in confronto al venerabile Fuji san.
Però si difende bene, perché ha un sacco di percorsi a tema, ristorantini tipici, negozietti di alimentari, una funicolare, la seggiovia e udite udite: il museo degli scherzetti, una roba trashissima che rovina il paesaggio davanti alla stazione.
Agevoliamo le foto.

trick art museum trick art museum trick art museum
Quindi se siete sfaticati invece di scalare il monte sacro e ritrovare la spiritualità, potete venire qui.
Il Trick art museum è aperto dalle 10 alle 19 da Aprile a Novembre e dalle 10 alle 18 da Dicembre a Marzo.
Ma torniamo al nostro povero monte e cerchiamo di ridargli la sua dignità.
Per gli scalatori più audaci vengono lasciati secchi per pulire le scarpe da trekking, un gesto carino da parte di Takao, che sicuramente non vuole che le case e i treni nipponici si riempiano di fango e fogliame odoroso.

monte takao

Come dicevo prima, sulla via verso il Nirvana incontrerete negozietti tipici giapponesi, che vendono per lo più alimentari a lunga scadenza, giocattoli Made in Cina e qualche ceramica di pessima qualità. Ma qui (e anche ad Asakusa se cercate bene) ho trovato le cavallette, a soli 650 yen! In buste sigillate saranno ottime insieme al the. Approfittatene perchè è un regalo che i vostri amici apprezzeranno.

cavallette giapponesi
Io non amo molto la montagna, perchè sudo come un cavallo dopato da corsa e prendo spesso la laringite. E poi in tutte le passeggiate che ho fatto nella mia vita non ho mai incontrato un animaletto curioso. Solo uccelli e insetti.
Mai un orso, una marmotta o un serpentello. Me tapino! 🙁
Ai piedi di Takao però ci sono dei ristoranti italiani, perchè ricordatevi: noi siamo famosi in tutto il mondo e al ramen gli facciamo un culo così! 😛
Agevoliamo il menù di oggi, errori compresi.

spaghetti giapponesi
Sono ottimi, con una bella grattata di “Chiesa”, renderanno il vostro pranzo “divino”.

spaghetti alla menta
Il prossimo giapponese che mi corregge, lo mando a cagare! 😛

ristoranti monte takao
Qualcuno glielo dica che sono 4 i formaggi!
Nel bosco attorno al tempio ci sono delle cascate, chiamate Biwadaki e Hebi-Daki, qui ogni tanto gli asceti del tempio Yakouin vengono a purificarsi.
Ma ahimè il trash è sempre in agguato in Giappone.
Visto che è difficile contraddistinguere il sesso di un cane, perchè non tingere la coda di una coppia di cani?
Lo hanno pensato questi due sposini, a cui manderei una nave di Greenpeace dritta in faccia: 😛

cani giapponesi
La strada per la vetta è ancora lunga, ma Takao ha pensato a un ingegno umano per non farci stancare.
Così invece di prendere il viale dell’eternità ci sono due modi per velocizzare i tempi: la piccola funivia o la seggiovia senza protezioni.

seggiovia monte takao
Ok, ci sono le reti, ma secondo voi possono trattenere un signore di 100 kg?
E il bello è che a metà percorso c’è pure un omino nascosto che ti scatta una foto, come a Gardaland. A fine corsa te la ritrovi appesa a un pannello, stampata su pessima carta e  al costo di soli 8 euro! Ma mi faccia il piacere! 😛
P.S. Ricordatevi di non oscillare e fumare, non sia mai che la vostra caduta possa causare un incendio.

takao seggiovia
Una delle specialità di Takao sono i Dango, fatti alla sua maniera, con ingredienti segreti che nessuno sa pronunciare.
Lo giuro!

“Mia san puoi chiedere alla commessa come sono fatti questi dango?”
“Dice fatti con farina di riso”
“E poi?”
“Non lo sa. Dice che non sa leggere”

Se avete baffi o barba non mangiate questi dolcetti tipici giapponesi, si attaccano ovunque formando dei simpatici dreadlocks sotto la vostra bocca.

monte takao monte fuji
I negozi in Giappone sono ovunque, anche sul monte Takao. La signora che vende bibite e biscotti ha come aiutante un piccolo cagnetto di nome Sola.
Guardate com’è carina.

monte takao
Ha il pisello!!!!!

“Mia san ma questo cane ha un nome da femmina?”
“Non so. Il cartello dice che si chiama Sola”
“E poi…”
“E poi c’è scritto che odia i bambini, che non vuole essere accarezzato, che gli fanno male alcune parti del corpo e che non gli piace essere infastidito. Tu vuoi accarezzare?”
“E se mi morde?”
“Noi denunciamo padrone”
“?????”

Sulla vetta del monte Takao è possibile vedere il Fuji san, ma solo se il cielo è limpido. L’orizzonte oggi è azzurro, ma della vetta più famosa del Giappone nessuna traccia. Ahimè la foschia copre tutto.
Solo dopo mezz’ora ho iniziato a intravedere la sua forma iconica, invisibile all’occhio della macchina fotografica.
Ho fatto tutta questa strada per niente! 🙁

monte takao monte fuji
Prendetevi un giorno di pausa dalla frenesia di Tokyo e venite a trovare Takao. Lui sarà felicissimo, insieme alle scimmie del piccolo zoo e alle peonie del giardino botanico.
Solo una cosa, state attenti ai coniglietti e agli orsetti, pare siano amanti dei gavettoni! 😛

monte takao

Il Portinaio

ESCORT GIAPPONESI

$
0
0

Ieri sera io e Marco siamo finiti “in uno dei peggiori bar di Tokyo”.
Ci siamo finito per caso, lo giuro.
Che poi dire peggiori è una parola grossa. Diciamo che assomigliava al salotto di mia nonna, però più sporco. 😛
Con quell’odore di stantio, il barista anziano e sdentato e i clienti con l’aria da maniaci sessuali.
Eravamo in quattro, clientela selezionatissima, di cui uno molto gentile che ci ha invitato a bere.
Kabukichō è una zona biricchina di Shinjuku, praticamente un dedalo di locali assurdi e senza valori morali. 😛

“Scusate abbiamo sbagliato bar”
“Voi venire dentro”

(Ovviamente sto interpretando quello che capivo)

“La ringrazio per la sua disponibilità, ma sto cercando un bar che si chiama…”
“Io offro da bere”
“Alcol?”
“Fiumi di alcol!”
“Allora caccia il secchiello nonno, che ti faremo vomitare!”

Un altro luogo comune sui giapponesi è che non reggono i superalcolici e quando sono fuori con gli amici o i colleghi perdono ogni dignità.
Lo yakuza che ci ha invitato ad entrare nel minuscolo baretto è un signore sulla mezza età, con dei denti rimessi a nuovo e la bava alla bocca. Ovviamente non è uno yakuza, ma io ho sempre avuto questa fantasia di incontrarne uno.
Sbiascica. E’ già bello tazzato.
Ci fa accomodare al bancone e nel frattempo ci intrattiene con un monologo incomprensibile.

“Vuoi Shochu?
“Non so cosa sia”
“Vuoi Shochu?”

Meno male che Marco ha sempre in tasca il suo pocket wifi.

Dopo aver “googlato” questo liquore ottenuto dalla fermentazione di riso, patata dolce, zucchero di canna e grano, decido di assaggiarlo sperando non sappia di acqua di Mocio Vileda.
Devo dire che non è male. Ricorda vagamente la nostra grappa, ma proprio vagamente.
Dopo tre sorsi, il nostro benefattore ha iniziato a trasformarsi in un orologio a cucù.
Si perché stava zitto, poi si addormentava di colpo e all’improvviso tirava fuori la lingua.
Comunicare è impossibile.
Nel frattempo il barista ci ha deliziato con i depliant di prostitute a pagamento, tutte vestite da scolarette e lolite.
Dice che a lui piacciono giovani.
Dove siamo finiti??????
E non posso neanche inventarmi la scusa di portare giù il cane o della zia che sta morendo.
Magari questi ci vogliono fare ubriacare e poi vendere al mercato nero parti del nostro corpo.

“Io lavoro nella televisione”
“Interessante. E cosa fa?”
“Io produttore televisivo”
“Se vabbè. E io faccio la ballerina alla Scala”

Non è facile trovare argomenti con un giapponese alcolizzato e che parla come se avesse uno straccio in bocca.
Con i gesti puoi arrivare giusto a tre o quattro discorsi, ma poi sono silenzi e lunghe bevute.

“Cosa fare di lavoro?”

E ora cosa gli rispondo?

“Cosa fare di lavoro?”

Forse meglio chiedere consiglio al mio amico Marco.

“Secondo te è meglio dirgli che siamo dei web designer o dei semplici scribacchini?”
“Web designer”
“Oppure che facciamo le guide per il Giappone?”
“Guide”
“O gli accompagnatori?”

Marco dopo aver pensato a lungo nella sua testa (cinque secondi) ha preso parte al discorso non sense, rispondendo in modo pacato e gentile alla domanda del vecchio bavoso.

“Siamo Escort!”

Si sono girati tutti.
Tokyo avrà milioni di locali e noi dove siamo finiti? Nell’unico frequentato da un maniaco bisessuale amante dei ragazzini.
Ha iniziato a tirare fuori banconote da 10.000 Yen manco fosse un bancomat.

“Non siamo escort, il mio amico voleva dire che accompagniamo la gente in giro, ma non in Motel”
“70.000 Yen?”
“No!”
“90.000 Yen?”
“Nonno mica siamo a – Ok il prezzo è giusto!”

Per una prestazione da un’ora una ragazza giapponese prende circa 20.000 Yen, per 5 ore 80.000 mentre per 10 ore arriva fino a 162.000 Yen.
Potete sceglierle sul tablet, con tanto di foto e aggiungere degli ingredienti extra come nella pizza.

escort giapponesi

Farsi fare la pipì addosso costa solo 2000 Yen in più, il pompino di benvenuto protetto 4000 e vederla agghindata come una coniglietta in calore appena 1000.
Il sito potete visitarlo QUI (mi raccomando lontano dalle vostre fidanzate!)

Il Portinaio

MAZINGA NOSTALGIA

$
0
0

La mia amica Mia san mi ha detto che oggi in Giappone un uomo è stato arrestato perché stava facendo la cacca nel bagno delle donne.
Il maniaco però si è giustificato dicendo alla polizia che c’era troppo fila in quello degli uomini e che rischiava di farsela nelle mutande. Subito scagionato, al signore spero siano state donate delle salviette umide per farsi un bidet.
Detto questo, se avete in programma una vacanza in quel del Sollevante, non ditelo a nessuno. Perché?

“Amico so che vai a Tokyo, mi compri un chilo di the verde”
“Ma posso portare solo 20 kg in valigia”
“E quanto pesa?”
“19”
“Perfetto”

Oppure.

“Allora ho bisogno di calze, una tazza di Totoro, delle caramelle piene di coloranti e zuccheri sintetici, un paio di ciabatte di Muji che lì costano meno, un kimono di seta pure a buon mercato, il costume di Doraemon, un ventaglio originale di una geisha morta, dei tessuti che devo rifare i cuscini, dei portachiavi a forma di zampa di gatto, del sushi congelato, una peluche di Hello Kitty, una power bank di Pikachu”
“Hai finito?”
“No! Vorrei anche dei quaderni di Cinnamon, delle formine per il riso, il rimmel di Lady Oscar, i Kit Kat al gusto Sakura, qualche bottiglia delle Vending machine e se puoi la bacchetta di Sailor Moon 1° serie, che le altre facevano tutte cagare”

Infine.

“Ciao ho letto sul blog che sei a Tokyo, io sono un collezionista di cel e douga, non è che potresti comprarmene qualcuno?
“Scusa chi sei?”
“Noi non ci conosciamo, ma tranquillo mi presento subito: sono Takeshi Cannavacciuolo vengo da Napoli e ti ho già preparato una mappa dei negozi che dovrai visitare”
Click!

Avete capito?
Il rischio è che torniate a casa con 36 kg in più. E al check in potrebbero essere multe salate.

“Scusa per caso è caduta la linea?”
“No, mi è scivolato il cellulare nel gabinetto mentre pisciavo”
“È funziona ancora?”
“È ignifugo”
“Portinaio ignifugo vuole dire un’altra cosa!”

Alla fine mio malgrado ho accettato, ma solo perché sono un ragazzo gentile.

“Sentiamo Signor Cannavacciulo cosa vorresti?”
“Allora devi andare a Nakano Broadway, il grande centro commerciale di Nakano…”
“C’ero arrivato che era a Nakano”
“Poi andare al 4° piano, in fondo al corridoio troverai una povera matta rinchiusa in un ufficio strimenzito, dovrai chiederle gentilmente di trovarti cel di Lady Oscar, Cavalieri dello zodiaco o di Jeeg robot d’acciaio”
“Scusa, ma che cazzo sono sti cel?”
“I cel sono…”

Click!

Nakano Broadway, chiamata dai miei amici italiani che abitano in Giappone, Kakano, è una galleria di negozi un po’ vintage.
Ha perso il suo allure di un tempo, infatti in molti hanno tirato giù la saracinesca.
Non è un bel vedere, ma per il nerd appassionato questo è un luogo di culto, almeno finchè durerà.
Ci sono anche due italiani che lavorano qui, in un negozio di giocattoli. Io piuttosto che stare rinchiuso in quella specie di prigione preferisco fare l’elemosina alla stazione. 😛
Al 4° piano o 3°, non ho ancora ben capito come contano i piani dei palazzi i giapponesi, c’è veramente la signora che vende i cel.
Cosa sono i cel?

“Pronto…ma ti è ancora caduto il cellulare?”
“Sì, dal balcone”
“E non si è rotto?”
“No, è impermeabile!”
“????”
Girare per Nakano Broadway e Akihabara, le zone degli otaku, rende tutti nervosi.
Le vetrine sono orge di giocattoli, divisi in categorie. La vista si annebbia e soprattutto la pazienza finisce, perché vorresti comprare tutto, vorresti spaccare tutto e ahimè trovare quel pupazzino che il tuo amico ti ha obbligato a comprare perchè sennò muore di crepacuore.

“Ti dicevo i cel sono i famosi rodovetri, fogli trasparenti in acetato di cellulosa dove viene stampato il disegno che poi verrà dipinto, tutti i cartoni animati degli anni 80 erano fatti con i cel…e poi…

Click!

“Scusa, continua a cadere la linea. Però ho trovato la Stella della Senna piena di cortisone. Costa poco, circa 170 Euro, li mortacci loro”
“Visto che sei a Tokyo ti segnalo la mostra di Mazinga. Si chiama Dynamic 50! Go! Se ci vai ricorda di comprarmi un cappellino e una maglietta, ti ho già fatto un bonifico di 200 euro sul tuo conto”
“Ma è dall’altra parte della città”
“Cosa vuoi che siano 40 minuti di metro e 30 minuti di passeggiata”

la stella della senna

Alla fine ho ceduto, ma solo perchè dietro un grande sacrificio c’è sempre una sorpresa che ti aspetta. ne sono certo! 😛
Per trovare questa mostra di Mazinga, sono dovuto andare in mezzo alle gambe del diavolo, ovvero chiedere informazioni all’addetto di un centro commerciale che gentilmente mi ha spiegato la strada così:

“Allora dovete andare dritto nel reparto profumeria, quando incontrerete l’ultimo corner di Hermes, vi consiglio il profumo Terre di Heremes super top super chic, girate a destra, davanti a voi troverete una piccola salitina, non prendetela, ma girate subito a sinistra verso il reparto casalinghi, superate lo store delle pentole, poi scendete al piano inferiore e uscite dal centro commerciale, di fianco troverete Muji, la mostra di Mazinga è all’ultimo piano del palazzo, prendendo la scala a destra, in teoria potete passare anche dal tunnel che collega questo grande magazzino con Muji, ma credo che per voi stranieri sia già difficile questa strada. Gli ultimi che ci hanno provato sono ancora dispersi. Avete capito?”

La mostra non è male ci sono un sacco di statuine di Mazinga rivisitate da artisti locali, una parete dedicata ai disegni originali di Go Nagai (che non si possono fotografare) e poi un grande shop con tutte cazzate firmate Mazinga.
Iniziamo.
Mazinga testa di pesce. Credo sia la cosa più brutta che abbia mai visto nella mia vita dopo il Monciccì.

dynamic 50! go!

Mazinga turchino con inserti di diamanti e braccio sinistro e gamba destra di un altro colore. Io l’arte moderna non l’ho mai capita!

dynamic 50! go!

Mazinga ispirato a un orsetto, che sarà sicuramente famosissimo in Giappone, ma siccome non lo conosco posso dire che fa cagare!

mazinger museum

Mazinga Devilrobots. Questo lo conosco e devo dire spacca il culo ai passeri! (ahimè non è in vendita)

mazinga museo

Mazinga drag queen! 😛

mazinga z

Mazinga peloso con evidente eccitamento sessuale. ;-P

mazinga z

Mazinga d’oro massiccio a soli 20.196.000 Yen pari a Euro: 157.160,60
Io forse ho i 60 centesimi! 🙂

mazinger gold
La cosa più assurda però sono le cassiere.
Qui dentro siamo in due, non c’è nessun altro. E loro cosa fanno? Stanno dritte in fila a guardarci. Manco fossimo dei dittatori della Korea del Nord. E rilassatevi ragazze.
Non fai in tempo a girarti verso di loro che subito si mettono sull’attenti annuendo e indicando la cassa.
Ho capito che si paga lì.

dynamic 50! go!

“Hai trovato quello che ti ho chiesto?”
“Certo Cannavacciuolo, che ti credevi? Io sono il capo dei giocattoli, la Mattel mi usa come tester per i suoi nuovi prodotti, la mia casa è fatto di Lego, esco con una Barbie diversa ogni settimana, mi faccio pure la Tanya, la bambola povera, giusto perchè mi stalkera dalla mattina alla sera, in più cago crystalball, sniffo la polvere magica e ho speso tutto il mio patrimonio per un aprire un allevamento di scimmie di mare”
“Portinaio stai bene?”
“Sì! Sto cercando di capire quanto costa questa merda di Monciccì vestito da Mazinga”

monciccì
Il Portinaio

Mazinga Nostalgia è soprattutto un saggio curatissimo di Marco Pellitteri. Cercatelo, è in giro da un po’.

mazinga nostaglia

KANAMARA MATSURI (La ragazza che sussurrava ai piselli)

$
0
0

Solo una volta all’anno, per qualche congiunzione astrale “un po’ piccante”, in due città giapponesi accade qualcosa di stuzzicante e insolito.
Per dio sembro l’incipt di una novella orientale.
Rewind.
Una volta all’anno i giapponesi celebrano il pene con un Matsuri. Ecco. 😛
Matsuri è il termine per indicare una festa tradizionale, un evento che attira nelle strade e nei parchi centinaia di persone.
 (wikipedia)
A questa festa puoi trovare di tutto. Soprattutto stranieri.
 Io ci ho portato i miei clienti…ve l’ho già detto che sono a Tokyo in veste di accompagnatore vero? Giusto per tirarmela.
 😛
Siccome voglio essere originale, perché non uscire dai circuiti turistici e proporre loro il Kanamara Matsuri?
Noto a tutti come il festival della fertilità di Kawasaki, questo antico evento attira orde di curiosi da tutto il mondo.
Ci sono le televisioni americane, inglesi e australiane, ragazzine mezze nude manco fossero a Woodstock, ubriaconi, assatanati, famiglie, travestiti, donne succinte e uomini scabrosi.
L’obiettivo è vedere dal vivo il grosso pene rosa, ma ancor di più farsi immortalare con un chupa – chups a forma di pisello.

festival del pene giappone
Non c’è più niente di spirituale: è la festa della fellatio.
Non puoi girarti che vedi milioni di persone leccare in modo ambiguo caramelle urogenitali.

festa del cazzo tokyo
Forse ho esagerato. Ma tempo zero anche i miei clienti si sono adattati, tranne una. Sì, lo so, non dovrei parlarne male, ma siccome è l’unica che non mi ha pagato…tiè! Beccati sta tirata d’orecchi.



“Ti va se ci facciamo una foto di gruppo con il lecca lecca?”

“No! Per carità se mi vede lo sposo mio”

“Come fa a vederti – lo sposo tuo – che stai a dodici mila chilometri?”

“Non si fanno queste cose”



Vabbè.
Kawasaki non è lontana da Tokyo, la mia socia Mia san ci ha portato in un battibaleno, anche se è rimasta scioccata alla vista del pene gigante.

“Mia san cosa urlano quelli che portano in giro il fallo rosa?”

“Io non posso dire”

“Ma siamo circondati da cazzi volanti, anche se dici quella parola non si scandalizza nessuno”

“Parola cattiva”

“Dicono per caso cazzo?”

“Anche…”

“E poi?”

“Altra cosa…”

“Devo indovinare come alla ruota della fortuna o me lo dici entro sera”

“Entro sera…io mi vergogno!”

“Ma ci pagano per spiegare certe cose”

“Puoi dire che televisione giapponese non viene perché questa festa è un po’ piccante”

festival della fertilità

In effetti siamo circondati da occidentali, che sembrano divertirsi come dei matti.
I mikoshi, i sacri portantini del pene rosa, sono tutti travestiti da donna.

Kanamara Matsuri13
Qui nulla è normale.
Le bancarelle vendono cappelli a forma di glande e cerchietti con piccoli pistolini

festa del cazzo tokyo

il sacro totem di Rocco Siffredi è preso d’assalto per essere cavalcato, manco fosse la Madonna di Loreto. I negozietti di caramelle si trasformano in sexy shop dolciari. Un consiglio: comprate i lecca lecca per fare la foto e poi buttateli, sono un concentrato di zucchero colorato che ricorda il sapore di un rutto alla Red Bull.

penis festival japan
Tutto ciò che è “cazzo” va a ruba.

festival della fertilità
Ma dov’è finita la pudica che sto accompagnando? Senza farmi notare, dietro una maschera da scroto, l’ho vista intenta a riempirsi lo zaino di lecca lecca, ma soprattutto a parlare da sola con un pisello.
Mica sarà colpa degli zuccheri sintetici? Forse era meglio visitare il museo di Edo. E se dovesse inciampare su qualche dolciume e perdere la verginità? Il suo sposo se la prenderà con me e mi farà castrare da un branco di barboncini color miele.
Meglio correre ai ripari.



“Ciao, cosa stai facendo?”

“Niente, guardavo questi ciondolini carini”

“Hai notato che sono a forma di pisello?”

Kanamara Matsuri
“Oh no! Non avevo gli occhiali”

“Non è che hai per caso comprato delle caramelle? Noi non riusciamo a trovarle. Sai, per fare la foto ricordo”

“Purtroppo no. Poi a me non interessano quelle cose”


Falsa come giuda.
Ti auguro di ingoiarli interi e di finire da un radiologo pettegolo!

Cari condomini se volete visitare questi festival sexy, vi consiglio il periodo tra Marzo e Aprile. Ricordatevi però di non fare vedere le foto alla nonna!

Il Portinaio

Honen Matsuri 15 Marzo –Tagata JinjaKomaki (Nagoya)
Kanamara Matsuri 1 domenica di Aprile – Kanayama ShrineKawasaki (Tokyo)

Dai, condividimi!

IL GIAPPONE NON É CRUELTY FREE

$
0
0

I cani in Giappone sono carini.
Sempre di razza, è difficile incrociare qualcuno con un bastardino, ma la mia amica Veronica mi ha detto che ci sono un sacco di volontari che aiutano quelli abbandonati.

cani giapponesi
I gatti in Giappone sono teneri e spesso fotogenici. Nelle librerie ci sono un sacco di volumi a loro dedicati. I padroni la mattina si svegliano creativi e il pomeriggio hanno già pubblicato il loro album fotografico con la storia del micetto.

I conigli sono così dolcini, che vengono anche utilizzati come intrattenitori di bar alla moda. 
Non se li mangiano come noi con le olive. Non sia mai! Maledetti occidentali cannibali. 😛

rabbit cafè tokyo
Anche i ricci vengono addestrati per servire ai tavoli, così i serpenti e persino i gufi.

owl bar tokyo
Se dovesse capitarvi di entrare in un pet shop, mettetevi le mani davanti agli occhi. 
Orde di cucciolini imprigionati in acquari attendono stremati di essere venduti. E se per Natale rimangono sul groppone al proprietario? Cosa succede?

Intanto guardate cosa ho visto:

gatti giapponesi

Sta lavando un gatto!!
Non si fa porco diavolo!
!!!! Era impaurito e latrava come un matto.
Ci fosse stata la mia amica Lady Disturbia l’avrebbe polverizzata con un reattore nucleare, poi avrebbe asciugato il micetto sventurato e distrutto tutto il quartiere.
Dicevo che fine fanno Fido e Micio quando il giapponese medio si stufa?
 Con una sola telefonata vengono prelevati da casa, portati in un centro sanitario e letteralmente gasati. Fine.
L’abbandono invece viene combattuto con una sorta di “pulizia etnica”, perché al giapponese piace avere tutto in ordine, igienizzato e organizzato. L’esterno ahimè non coincide con l’interno.

cane giapponese
Peccato, perché in un paese dove efficienza e sicurezza sono il fiore all’occhiello della società, i diritti degli animali e spesso anche delle minoranze, vengono dimenticati.

Il Portinaio

Il resto dell’orrore potete leggerlo QUI

torture dog japan

Dai, condividimi!

IL PORTINAIO X COSMOPOLITAN ( La Cosmo guida ai quartieri di Tokyo)

$
0
0

La fortuna.
Una mia compagna di classe dell’università ha scoperto che sono in Giappone in veste di guida/accompagnatore.

“Senti mi piacciono molto i dialoghi fra te e i tuoi parenti”
“Sono fuggito in Giappone per questo. Così non ci parlo più”
“Non è che hai voglia di scrivermi un pezzo sugli highlight di Tokyo”
“High che?”
“Cretino! Le cose belle da vedere”
“Posso scrivere anche che mia zia mi stalkera a 12000 km?”
“Non credo che alle lettrici di Cosmopolitan interessi”
“E di quella volta che al compleanno dello zio, mio padre ha fatto volare tutto il cabaret di sushi per terra?”
“Ci sarà un tempio da visitare?”
“Va bene…neanche della mia amica giapponese che si è persa su una statale di Milano ed è stata abbordata da un camionista?”
“Senti fai finta di non aver mai ricevuto la mia mail”

Con immenso orgoglio eccovi la mia piccola guida (soprattutto per femmine) di Tokyo. Basta cliccare QUI.
Condividetela, spammatela, ma vi prego, non ditelo a mia zia.

Il Portinaio
commneti facebook

 

 

Dai, condividimi!

TOKYO MENÚ (come vuoi tu)

$
0
0

Bisogna essere curiosi in Giappone, perché è un viaggio molto soggettivo, nessuno potrà mai dirvi com’è realmente, ma c’è una cosa che dovete fare assolutamente quando siete in giro per Tokyo e dintorni: guardare i menù dei ristoranti italiani perché sono uno spasso e sembrano scritti da Luca Giurato.:-P

Iniziamo con La Pausa family restaurant per dissociati, tra i più noti a Tokyo e in rete.

la pausa tokyo
Buono, ottimo, cattivo! Ahahahaahhahahhhahaha 🙂

Baggio è ancora una star in oriente, un ristorante a Roppongi gli ha pure dedicato una pizza.
Ma l’errore è altrove, cercatelo bene.

errori menù italiani
Ricordatevi di bere sempre il caffè da Segafredo, è uno dei pochi decenti in Asia.
Se poi lo volete lungo, c’è un altro modo per chiederlo.

segafredo cafè tokyo
Una delle pizzerie più famose, che si spaccia come la top di tutta il Giappone, ha dei seri problemi con le doppie e gli articoli. E in più ti servono la pizza in versione Small o Medium. Dico io, siamo pazzi?

pizzeria tokyopizza in giappone
Il Portinaio

Dai, condividimi!


BONPON511

$
0
0

Sono sposati da 37 anni, amano vestirsi dall’economico Uniqlo, ma anche dal lussuoso Comme des garçons.
Il loro punto di forza?
Mecciare gli abiti tutti i giorni con un coordinamento perfetto, al limite del maniacale.
Chissà le litigate! 😛
Su Instagram si fanno chiamare Bonpon511, sono dei piccoli geni e sono giapponesi. 🙂

bonpon5112 bonpon5113 bonpon5114 bonpon5116 bonpon5117 bonpon5118

Non sempre i giapponesi sono stilosi. Ad esmpio al parco di Ueno ho trovato questa ubriacona malvestita che fotografava la birra con il bastoncino selfie.

parco di ueno

Dai, condividimi!

WELCOME TO THE NHK

$
0
0

La signora con la faccia “oscura” che vedete nella foto, non è la direttrice del collegio dove studiava “Lovely Sara” e non è nemmeno la tutrice della falsa invalida Clara, l’amica di Heidi.
Insegna italiano alla tv giapponese. Lo so che ricorda più una presentatrice dell’emittente Nord Coreana, ma si vede che ai nipponici piace ancora il modello di donna austero anni 60.
La Nhk porta avanti da un sacco di anni questo format di lingue. Con delle sit-com malfatte insegna al popolo modi di dire, verbi e aggettivi. La gente si appassiona, lo share s’impenna e tutti finiscono con l’imparare un linguaggio arcaico e buffo.
I protagonisti di questo video sono una coppia mista: lei bella e alla moda, lui babbo e giapponese.
(scusate l’audio hand made, ma l’emittente è molto attenta a bannare chi osa caricare video originali)

Ora mi devono spiegare chi ha scritto la storia di questi due poverelli.

Qui sotto invece i discorsi fra un italiano e la nostra severa annunciatrice 😛

Il tubo è pieno di lezioni di italiano, più o meno ridicole. Vi segnalo questa dove un giapponese domanda a un fantomatico albergatore una camera con bagno. La risposta? “Un attimo che guardo”

Caro giapponese, se non c’è il cesso nell’hotel, fuggi altrove! 😛

Il Portinaio

QUI e QUA i video di quando “insegnavo” italiano alla tv giapponese.

lezioni di italiano in giappone

Dai, condividimi!

LA VALIGIA SUL LETTO

$
0
0

L’ultimo giorno.
Il mio amico Marco è in giro per Tokyo a cercare una valigia a buon prezzo, che contenga tutti i suoi prodotti di bellezza, le mutande e la miriade di gadget che ha comprato.
Io continuo a girare a vuoto in cerca di uno stimolo.
Quindi come regalo finale vi lascio il meglio (o il peggio) di questa esperienza.

gorgeous creautres
Le Gorgeous Creatures erano animali antropomorfi che tentarono di fare le scarpe alla Barbie all’inizio degli anni 80, ma con scarso successo.
Secondo voi una bambina davanti a un ippopotamo travestito da drag queen e “Barbie magia delle feste sono ricchissima morite di fame voi prolet” cosa sceglierebbe?
Per i più puntigliosi le Gorgeous Creatures erano 4: una maiala, una cavalla, la già citata ippopotama e una vacca. Nella loro scatola c’erano degli accessori modesti, tra cui la foto del loro fidanzato, uno specchio, una spazzola e un paio di scarpe tacco comodo.
Se volete questo oggetto lo trovate da Spiral, il negozio di giocattoli vintage di Harajuku.

fancl tokyo
Ora comprate una vocale e indovinate la parola. 😛

supermercati giapponesi
I supermercati giapponesi, quelli grandi a due piani, sono pieni di prodotti dal packaging ambiguo. Guardate di sfuggita questa salsa. Lo state pensando anche voi?

“Mia san ma è un pene disegnato?”
“Tu maniaco!”

star wars tokyo
Questo nella foto non è un personaggio di Star Wars, ma un accattone. Per avere un ricordo con lui si parte da 100 Yen. Poi i giapponesi si lamentano che noi abbiamo gli zingari ai semafori. A Shibuya trovate gli stormtrooper mendicanti! 😛

salray men
Non è bello fotografare i giapponesi. Loro ci tengono molto alla privacy, ma pare che siano i soggetti più immortalati nel pianeta. Tutti hanno foto di nipponici in metro che dormono, salaryman svenuti per terra e simpatiche ragazzine vestite con il kimono. Questa immagine è una rara eccezione. Il signore era svenuto…in piedi. Nessuno ovviamente l’ha soccorso. Io sono rimasto a guardarlo fino a quando non si è ripreso, perchè sono un ragazzo gentile e compassionevole. 😛
pulire orecchie a tokyo
Questa cosa di spendere quasi 20 euro per farsi pulire i padiglioni auricolari non la capirò mai. Secondo me c’è sotto qualcos’altro. E quando parlo di “sotto” intendo quella roba lì.

“Io pulire anche sotto?”
“Fai pure! Ma c’è l’extra nel conto?”

porno shop tokyo
Questo è uno scatto rubato.
Mentre il mio amico Marco intratteneva il commesso parlando di lingerie sensuali per ragazze burrose, io sono riuscito a fotografare il famoso fucile vibratore a compressione, quello che usano spesso nei porno giapponesi.
La perversione del Sollevante è veramente senza tabù. E anche super elettronica! Qualcuno prima o poi si friggerà le parti intime. Giapponese avvisato scroto salvato!

E’ tempo di tornare a casa. E’ stato un viaggio complesso, ma pieno di opportunità. Sono stato una guida, un personal shopper, uno psicologo, un sessuologo e a volte un portinaio. Lontano da casa i caratteri delle persone si alterano, l’ho provato sulla mia pelle. Gli italiani che vivono qui hanno quella leggera malinconia negli occhi che ti commuove, il giapponese medio invece sembra non averne.
Ringrazio Peppino e Raffaella per essersi affidati a me e a Mia San, il mio amico Marco per avermi ospitato, Bea e Gloria per avermi fatto cantare e Michele per avermi dato quella sensazione di famiglia che qui a volte scompare.
Vi lascio con un’ultima foto, iconica, perchè chi ha un occhio sensibile l’avrà già vista in rete. E non è un bello spettacolo!
lous vuitton tokyo photo homeless
Arigatou e…“mettete un po’ di pane a tavola per fare la scarpetta che cazzo!”

Il Portinaio

Poi non fai appena in tempo a salire sull’aereo che quella dietro di te inizia a vomitare sul corridoio.
E come hanno risolto le hostess? Con un bel giornale sulla chiazza di residuo gastrico.

 

Dai, condividimi!

IL PORTINAIO X FACES MAGAZINE

$
0
0

Il magazine svizzero tedesco di moda Faces ha scelto il mio alter ego per scrivere un articolo personale sui dieci negozi più trendy di Harajuku.
Armato di macchina fotografica, gusto estetico e della mia amica giapponese ho girato nel quartiere facendo finta di essere Chiara Ferragni, ma ahimè i baffoni mi hanno tradito.

il portinaio
Piccoli feticisti del giocattolo, brand Taiwanesi, zuccherosi artigiani dell’accessorio e store minimalisti, troverete tutto questo, ma solo se masticate il tedesco, sennò sarà come parlare con il cane Rex! 😛

Intanto nella mia famiglia…

Drin drin

“Ciao madre”
“Come fai sempre a sapere che sono io al telefono?”
“Te l’ho detto cento volte, basta che memorizzi il mio numero sulla rubrica”
“Questi smarfon sono delle diavolerie…”
“Con la T”
“Smarfont…”
“Vabbè lasciamo perdere, che vuoi?”
“Vorrei comprare il giornale dove hai scritto l’articolo”
“Se hai qualche amica Svizzera…ma poi non parli tedesco”
“Però abbiamo la moglie della cugina del nonno che è di Berlino”
“E quanti anni ha?”
“Credo 95”
“Avrà sicuramente la demenza senile”
“Che me ne frega a me! Basta che sappia leggere!”

Doverosi i ringriamenti al Herausgeber Chefredakteur direttore Patrick Pierazzoli e al direttore creativo di Elle Florian Ribisch per il contatto.
Mi raccomando condomini svizzeri, correte in edicola!

Il Portinaio

faces magazine gabriele de risi

IL BIGLIETTINO DELLA PRIMAVERA

$
0
0

Remixa quello che hai scritto. Racconta una storia e aspetta il 21 Marzo. Un inedito dal mio hardware.

Ci sono bigliettini ovunque.
Attaccati sui pensili, sugli interruttori, persino sui cestini della spazzatura. Sono a forma di nuvola, con un arcobaleno disegnato sull’angolo in alto a destra e un orsetto che surfa tra il blu e l’indaco.
Sono scritti in due lingue, perché dice che così imparo.

“Accendi la luce qui, attento a non far partire l’allarme antincendio, qua va la spazzatura – burnable – come la chiamate voi? Questa è acqua, questo invece è tè verde”

Sulla scarpiera all’ingresso invece ho trovato una letterina, questa volta scritta su un foglio giallo paglierino.

“Se hai bisogno di qualcosa c’è un supermercato qui vicino, ti ho disegnato la mappa per raggiungerlo. Spero tu non abbia spaventato la vicina. Lei è molto timorosa, dovremo farle un regalo per averla disturbata. Ti ha lasciato anche le chiavi della posta? Ci vediamo stasera. Ben arrivato”.

Io non lo so se ho fatto bene a venire qui. Però ero così stanco, lei mi ha convinto con due parole, poi me le ha tradotte, perché non avevo capito.
Sono atterrato alle dieci del mattino, sono arrivato a casa sua alle tre del pomeriggio. Ero solo. Mi sono lavato e poi mi sono addormentato sul divano. Mi ricordo questo, era l’altro ieri.

Qui tutto dormono appena possono.
Devo capire com’è il quartiere, devo saziare la mia abitudine. Se imparo quattro parole posso già fare la spesa, però non so leggere e questo mi crea un terribile mal di testa.
Oggi ho assaggiato un biscotto, me l’ha offerto una signorina molto gentile fuori da una specie gastronomia. Era salato, sapeva di gamberetto. Mi è rimasto quel gusto in bocca per ore. Allora ho comprato una bibita alle macchinette, pensavo fosse tè alla pesca, invece aveva un gusto sconosciuto.
Non è possibile. Mi sono sentito smarrito. Non potrò mai abituarmi a questa cosa.
Perché sono finito qui? Potevo rimanere nella mia città, dove il tram arriva in ritardo, dove il treno arriva in ritardo, dove la gente è sempre nervosa. Potevo rimanere con il mio lavoretto part-time. Agli altri ho detto che l’ho fatto per amore.
Qui tutti mangiano appena possono. E dicono “che buono”, anche quando non è poi così buono.
Ci sono ristoranti aperti tutta la notte. Ho visto impiegati ingolfarsi di riso e carne alle sette del mattino. Vorrei il latte con i biscotti.
Anche a lavarmi sono impacciato.
I bigliettini in bagno dicono: “Ricordati di schiacciare questo pulsante per l’acqua calda, il dentifricio è questo, non confonderlo con lo smacchiatore. La lavatrice funziona, devi premere il primo tasto a sinistra, poi aspettare che si accenda la luce verde, attendere tre secondi e ripremere il tasto a sinistra. Vedrai che quando imparerai a leggere sarà tutto più facile”.
Che carina, cerca sempre di convincermi che ho fatto bene, che sarà una nuova vita. Basta imparare.
Quando le ho detto voglio dormire con te, ha fatto una faccia brutta, perché da loro non è una richiesta romantica. Allora mi ha insegnato. Fai un inchino e domanda senza essere troppo diretto. Non ho capito un granché.
Comunque dormiamo per terra, non molto vicini, come si chiamano questi letti? Non mi ricordo mai.
Sua madre non è contenta, non mi ha guardato nemmeno in faccia quando si è presentata. Suo padre non l’ho ancora visto.
Lei però dice che sta bene con me, perché la faccio ridere, capisce le mie battute, parla così bene. Io non so come esprimere certe emozioni e allora tendo a semplificare tutto. I miei verbi diventano infinito presente. Andare, mangiare, dormire.
Non ho trovato lavoro.
Qui lavorano tutti. Non sembra ci sia la crisi.

Io non posso fare niente, tranne il lavapiatti, ma lei mi ha detto “Vedrai che quando imparerai a parlare troverai qualcosa di bello per te”. Facile, non ci avevo pensato.
Però dice che la faccio ridere, dice che non ha mai trovato una persona così, che il suo ex marito non la sfiorava perché non gli piaceva fare sesso, mentre io cerco sempre il contatto, anche quando parliamo, le tengo la mano, perché ho paura di perdermi.
Mi ha portato sotto un albero a fare un pic-nic, qui lo chiamano in un altro modo. Non mi ricordo come si dice, ma la parola assomiglia ad “amami” e mi piace.
Io associo le parole.
E’ bello fare “amami”, anzi non è vero. E’ scomodo. Poi non eravamo soli, c’erano orde di persone, compagnie di ragazzi, colleghi di lavoro, c’era persino la televisione che ci riprendeva. La gente era ubriaca, urlava, mangiava, sembravano degli animali.
Per un attimo ho smesso di fissarli e ho alzato lo sguardo. L’albero perdeva all’infinito i petali dai suoi fiori. Era ipnosi.
Ricordo che avevo visto un film che raccontava la storia di due persone che non si dimenticano nonostante la distanza, s’intitola “Cinque centimetri al secondo” ovvero la velocità con cui i petali di ciliegio cadono al suolo.
Era un bellissimo film. Desideravo vivere una storia così.
Poi lo sguardo è tornato sul mio vicino che ballava vestito da draghetto e tutta la poesia si è arricciata come spesso succede ai petali.

“Assomigliano agli Yukimushi. Conosci gli Yukimushi?”

Lei deve aver capito che mi ero perso guardando il palmo della mano. Mi ha richiamato alla realtà.

“Non lo so. È una parola che devo imparare?”
“Sono insetti bellissimi. Assomigliano a dei fiocchi di neve. Vivono al nord e con il contatto del calore umano rischiano di morire. Si lasciano trasportare dal vento e il loro ondeggiare assomiglia a un petalo”

Che belle parole.

Qui nessuno lascia traccia. Nessuno marca il territorio. Manco i cani pisciano.
Milioni di persone attraversano una strada, ma è come se non ci passasse nessuno. Sono bravissimi a scansarsi. Non si sfiorano neanche.
Prendersi per mano è un gesto quasi rivoluzionario. Baciarsi poi.
Io cerco sempre la sua mano, ma lei non la stringe, ha paura di essere notata.
Siccome non so parlare, ascolto.
Una mia amica inglese aveva imparato l’italiano leggendo i Diabolik, ma io non so leggere questi ideogrammi, quindi ascolto.
I rumori hanno qualcosa di famigliare. Le parole della città si sovrappongono, sono incomprensibili, si mischiano al gracchiare dei corvi, al segnale acustico dei semafori, alle urla delle ragazze fuori dai negozi, che sicuramente sponsorizzano qualche prodotto, ma io non capisco. Al tramonto le cicale piangono e stranamente mi ricordano i pomeriggi a casa di mia nonna, anche il rumore del passaggio a livello mi commuove.
Però non riesco a decifrare questa sensazione. È come quando aspettavo mio padre fuori da scuola, sapevo che sarebbe arrivato, ma avevo paura. Ecco.

Io dipendo da lei e sopravvivo solo perché la faccio ridere. E questo mi tormenta. Devo imparare a parlare.
Lei mi ha detto di fare come il suo fratellino che per un anno ha scritto tutti i giorno lo stesso biglietto perché non riusciva a ricordarsi una parola. Diceva più o meno: Ti voglio un mondo di bene senza nemmeno lasciare una viuzza”
E abbiamo iniziato a ridere.

Il Portinaio

Viewing all 81 articles
Browse latest View live