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Channel: L’altro Mondo – Il Portinaio
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7 ANNI CON IL PORTINAIO (The book is on the table)

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La mia età sul web mi permette ancora di dire e fare cazzate. Praticamente è come se facessi la seconda elementare.
Voglio festeggiare con voi i miei 7 anni con una storiella.
E’ tratta dal mio libro. Riuscirò a terminarlo quando i miei parenti smetteranno di morire o di ammalarsi. 😛
Buona lettura e tanti auguri!!!

 

La signora Morimoto Keiko è nata in una piccola città nella prefettura di Saitama.
La sua età è indefinibile. Il sabato dimostra appena quarant’anni e il lunedì sessanta.
E’ figlia unica.
Suo padre aveva un piccolo negozio nella stazione. Era una specie di drogheria, vendeva di tutto: ombrelli, sale, grasso per pulire le scarpe e persino i dolcetti con i fagioli rossi. E’ morto presto, lasciando sua moglie e la piccola Keiko in balia del dopo guerra.
Ma il Giappone, come racconta la storia, si risollevò economicamente quasi subito.
La madre di Keiko vendette il negozietto e si risposò quasi subito con un impiegato di banca. Riuscì così a fare una vita abbastanza agiata e permettersi una casa più grande.
Ma la bambina non era felice e non capiva perchè la madre avesse dimenticato il papà.
All’età di vent’anni Keiko diventò una ribelle, invece di restare a casa a cucinare preferiva uscire con i ragazzi. Non era ben vista in paese.
Sua madre non aveva pace. Le scelse un fidanzato, perché credeva che solo così avrebbe potuto fermare il suo carattere lascivo. Ma il giorno dell’ Omiai (colloquio formale a scopo matrimoniale) si fece venire un aneurisma cerebrale, lasciando la povera Keiko orfana.
Il patrigno non ci mise molto a svignarsela con i soldi e l’unico modo per Keiko di sopravvivere era sposare a 21 anni quel ragazzo con i denti grossi che rispondeva al nome di Gennosuke Matsumoto: un neo laureato in architettura che non riusciva ad avere rapporti con l’altro sesso perché pare avesse un alito mortale e quel cazzo di sorriso da ebete.
Keiko lasciò gli studi e senza neanche rendersene conto si ritrovò vestita di bianco. Non c’era sua madre a prepararla il giorno del matrimonio. C’era la zia, che prima di darla in pasto alla famiglia del marito le disse:

“Non permettere mai a nessuno di farti schiacciare, non cadere mai ai suoi piedi, metti al mondo dei figli perché sono gli unici che ti ameranno incondizionatamente e quando saranno grandi abbastanza per camminare da soli…fuggi”.

La zia di Keiko aveva ereditato qualche gruzzoletto alla morte del marito e dopo il matrimonio della nipote scappò negli Stati Uniti insieme a un marines conosciuto a Okinawa.

Keiko era veramente sola.
Cioè c’erano le cugine, ma se in Italia le vedi solo ai matrimoni e ai funerali, in Giappone praticamente è come se non esistessero.
Quando faceva l’amore con il marito girava la testa dall’altra parte. Lui non se ne accorgeva, perchè era già una fortuna accoppiarsi e quando accadeva preferiva concentrarsi su se stesso.
Mariko è nata per prima, l’anno dopo arrivò quello scemo di suo fratello Junichiro e per ultima la piccola Ayumi. Piccola perchè era veramente bassa.
Keiko aveva preso alla lettera la zia, ma non aveva mai avuto il coraggio di andarsene.
I suoi sentimenti rimasero congelati fino alla nascita della primogenita. L’ultimo rapporto sessuale avuto fu per il concepimento di Ayumi. Poi fu messo tutto sotto formalina, cuore, cervello e passera.
Non ci mise molto a capire che suo marito la tradiva. Costantemente.
Ma in Giappone si usa così. Lei sa, che io so, che noi sappiamo. Basta che davanti agli altri risultassero una famiglia perfetta.
Gennosuke decise di trasferirsi a Tokyo negli anni della grande bolla, perché aveva trovato lavoro in uno studio di architettura. Era il 1987, Mariko aveva dieci anni e ricorda solo che riceveva una bambola alla settimana. Suo padre prendeva percentuali speculando sulla vendita degli immobili che all’epoca avevano prezzi stratosferici.
La signora Keiko aveva dieci pellicce e un rubino vero.
Ma non era felice, perché a farle compagnia c’erano solo i tre figli e dei visoni morti.
Non aveva molte amiche, della zia si erano perse le tracce e non era più tornata sulla tomba dei suoi genitori.
Le piaceva curare il giardino. Chiese al marito di farle costruire un piccolo laghetto con le carpe Koi e di avere un ciliegio.
In primavera portava i figli sotto l’albero, facevano merenda con i mochi ripieni di azuki e sperava di morire improvvisamente come sua madre.
Non contenta sognava anche che i suoi figli affogassero nel laghetto e di reincarnarsi in un sasso solo per vedere suo marito contorcersi nel dolore. Ma poi sapeva che a lui non sarebbe importato molto se non del figlio maschio che stava venendo su tale e quale a lui, tranne per i denti, che fortunatamente erano dritti, a parte per quel canino destro sovrapposto sull’incisivo laterale.
Keiko era il bene e il male insieme, lo ying e lo yang.
Non voleva che i suoi figli soffrissero.
Non voleva veramente morire, ma se fosse accaduto avrebbe preferito qualcosa di catastrofico, tipo durante un terremoto o un incidente ferroviario.
Non sopportava l’idea di lasciare i suoi figli con quell’inutile uomo.  Per lui provava un sentimento di rispetto, ma solo per la carriera che aveva fatto. Non c’erano sorrisi nella sua vita.
Nonostante conducessero una vita da borghesi non erano mai usciti dall’Asia. Tranne una volta. Nel 1988 andarono alle Hawaii, perchè il padre era fan di Magnum P.I. ma nessuno apprezzò quella vacanza esotica. Cinque giorni di pioggia e di centri commerciali.
Ogni anno, durante la Golden Week,  andavano a Fukuoka, dal fratello di Gennosuke che aveva un ristorante di ramen e pare fosse una bravissima persona. Mariko lo ricorda come lo zio grasso che faceva sempre le facce buffe per farla ridere.
Non aveva avuto figli e i tre nipoti erano i suoi “adorati piccolini”, così li chiamava.
Quando ha saputo che Mariko si era sposata con me: straniero, italiano, senza lavoro, senza cerimonia, invito e abito nuziale,  aveva affilato tutti i coltelli e continuava a mandare mail con scritto “Quando vieni a trovarmi con tuo marito gaijin?”.
Keiko invece fu inondata da un senso di colpa. Il suo mestiere di madre aveva fallito, non era riuscita a trovare nessun uomo adatto alla figlia. Lo sapeva che non doveva mandarla in Europa dove sono tutti maniaci e con il naso grosso.
Ci aveva provato presentandole un certo Akihiro, il suo nome significava “Immensa gloria”, peccato si buttò sotto una metro il giorno del suo ventiduesimo compleanno perché era pressato dalla famiglia ad essere il numero uno in tutte le materie universitarie.
Daisuke, che il suo nome significava “Grande aiutante”, piuttosto che fidanzarsi preferì partire con una Onlus in Africa per aiutare i bambini orfani.
Gli ideogrammi di Hiroaki invece significavano “Luminosità diffusa”. Per mesi Mariko aspettò un bacio da lui, ma quello amava farsi i colpi di meches ai capelli e parlare di acconciature. Ora fa il parrucchiere a Nagoya insieme a un francese. Il loro centro di bellezza si chiama “Riccioli rosa”.
Keiko pensava che sua figlia avesse una maledizione, la portò pure al tempio a pescare quelle cavolo di pergamene e tutte le volte la solita sorte in amore: ”Sarai sfortunata”. Peccato che a scegliere la pergamena fosse sempre Keiko.
Nel 2000 Mariko si laureò alla Gedai, l’Università nazionale di arte e musica di Tokyo, con una specializzazione in conservazione del patrimonio nazionale.
Lei voleva solo un regalo: un viaggio in Italia, perché amava la storia dell’impero romano.

…continua

Il Portinaio

 

 


DARK SIDE OF JAPAN

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In Giappone è entrata in vigore la legge sulla sicurezza militare.
Da oggi le forze di autodifesa potranno intervenire all’estero in caso di attacchi agli Stati Uniti o ad altri paesi alleati.
E così il Giappone abbandona la sua “costituzione pacifista” e guarda in cagnesco la Korea del Nord e la Cina.
La Sanrio potrà finalmente produrre il carrarmato di Hello Kitty.

hello kitty carrarmato
Secondo alcune riviste di tendenza il 2016, dal punto di vista turistico, sarà l’anno del Giappone.
Però dovete sapere che un certo Kabu Terauchi ha sequestrato una ragazzina minorenne e l’ha tenuta segregata per due anni in casa. Senza farle guardare manco un cartone animato!!!
Ma è un paese sicuro il Giappone, infatti il rapitore è uscito di casa senza chiudere la porta e la povera sventurata non ha fatto altro che tornarsene dai suoi genitori.
Kabu è fuggito in un bosco, ma a nulla è servita la sua fuga, i poliziotti l’hanno acciuffato prima che si suicidasse tagliandosi la gola.
La Sanrio di risposta ha prodotto Hello Kitty in gabbia.

hello kitty prigione

Niculas Fernando, cattolico singalese è morto in un centro di detenzione per immigrati a Tokyo.
E’ il quarto in un anno.
QUI l’articolo su Internazionale.
16 sono state le impiccagioni sotto il governo del primo ministro Shinzo Abe.
Le ultime due sono state eseguite venerdì scorso. Che da noi era venerdì santo, ma in Giappone un giorno qualunque.
La Sanrio ha prodotto Hello Kitty con il cappio.

hello kitty suicide
Il Giappone si era commosso per la storia del povero struzzo fuggito dal giardino del suo proprietario e morto per cause misteriose. E’ successo di nuovo. Questa volta c’è andata di mezzo una zebra.
Secondo la mia amica Mia san l’equino a strisce apparteneva a un privato. Non si sa come sia finito in un laghetto di un campo da golf.
Secondo i media invece il logo della Juve era scappato da un maneggio. Durante la folla corsa ha trovato uno stagno in un campo da golf e perchè non approfittare per farsi un sano e fresco bidet?
Povera zebrina, l’hanno sedata mentre si lavava il sedere e…glu glu glu è affogata senza neanche cambiarsi le mutande.
La Sanrio ha subito lanciato Hello Kitty annegata.

hello kitty affogata
Giuro non volevo scrivere queste cose per disincentivare il vostro viaggio in Giappone, ma solo per presentarvi la mia ossessione della settimana.
Si chiama Dark Side of Japan. E’ uno Youtuber anomalo, con l’accento toscano e che ha molte cose da dire.

Il Portinaio

DARK SIDE OF JAPAN (e il servizio delle Iene)

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Oggi al negozio di mio zio parrucchiere mi sono saltati tutti addosso.
No, non era una scena di un film porno. E’ che lì dipendenti e clienti sanno della mia passione per la terra nipponica e, dopo il servizio passato ieri sera al Le Iene, (QUESTO il link) tutti avevano qualche cosa da dire.

Il reportage era ancora in onda che già la rete si scatenava.

Subito si sono formati gli schieramenti dei favorevoli, dei contrari e dei rissosi del web che intervengono a cazzo su qualsiasi argomento.

Coltelli e katane volavano ovunque…

Nadia Toffa, simpatica Iena promossa a presentatrice, si è fatta un giro a Tokyo e in una ventina di minuti ha provato a raccontare del complesso immaginario erotico giapponese, con le sue lolite e fantasie sadiche di dominazione, e delle pericolose derive pedopornografiche.

Io il servizio incriminato l’ho visto e un po’ mi puzzava. Aveva l’aria di essere un pretesto per farsi pagare una vacanza portando a casa un montato raffazzonato e banalotto, ma pruriginoso e con la roboante spocchia di un’inchiesta da Pulitzer.

La famigerata irriverenza de Le Iene è ormai solo stile di facciata. Inviati sempre più molesti, ma attenti a non pestare troppo i piedi di riguardo, trattano con lo stesso piglio incalzante e sarcastico piccoli e grandi abusi di potere, marchette per l’uscita di un nuovo libro-disco-film, drammatici casi umani e temi di attualità.

Ogni argomento sembra avere la stessa importanza, affogato in un insulso frullato di contenuti reso vagamente piccante da qualche balletto ammiccante, a volte da un bel paio di tette (ben inquadrate) e qualche ballonzolante pisello (scrupolosamente pixelato).

Così, dopo aver visto Mazzoli (la ‘mente’ dello Zoo di 105) correre in piena notte per Milano con addosso solo un calzino a coprirgli l’uccello, seguiamo la signorina Toffa alla scoperta dei torbidi e indicibili segreti della città di Tokyo.

Per capire più profondamente il legame che unisce manga hentai, idols adolescenti, maid girls, pedopornografia e sfruttamento della prostituzione minorile, Nadia Toffa si fa accompagnare da John Kaminari che, in quanto esperto di videogiochi, sembra avere le giuste competenze per eviscerare gli aspetti culturali, antropologici e sociologici della questione.

Insomma, il reportage non mi ha convinto e tantomeno scioccato.

Però la domanda che la Iena pone alla fine del servizio mi ha colpito: tutto questo “porcellame” di lolite e manga per adulti sublima un desiderio perverso o lo scatena?

Basta la lucida patina kawaii e il fatto che in Giappone sia socialmente accettata a rendere digeribile anche per noi la fantasia di stupro su un minore?

Molti fra i miei contatti yamatologi hanno rilanciato sulle loro pagine Facebook indignate campagne di denuncia e protesta contro il fenomeno delle spose bambine nello Yemen, contro l’atteggiamento omertoso e solidale nei confronti degli stupratori di gruppo in India, contro la barbara pratica dell’infibulazione nei paesi del corno d’Africa o contro l’obbligo del velo per le ragazze musulmane.

Ma se si parla di Giappone tutto sembra lecito e inaffrontabile, frutto di una tradizione culturale misteriosa e affascinante che criticare è tabù.

Suvvia, il fatto che sia patria dei miti della nostra infanzia non lo fa diventare il Paese dei Balocchi.

Nei miei viaggi a Toyko non ho mai frequentato i bar Akihabara con ragazzine vestite da scolarette che servono succhi di frutta pieni di coloranti e ho evitato i locali di Kabukicho dove sculettano fanciulle in età puberale.

Ma ho visto un porno shop e mi ha dato i brividi.

Perché se un paese votato al lavoro permette ai suoi maschi di scaricare lo stress consentendo la vendita di bambole-bambine con cui accoppiarsi ed eccitandoli con la pubblicazione di manga dove ragazzine vengono violentate da polipi, qualche critica credo se la meriti.

Io non sono un esperto e nemmeno mi vanto di essere “la leggenda di Tokyo”, ma il Giappone è un Paese che amo molto. Solo che cerco di discernere tra passione e realtà. Sennò mi diventa il cervello piccolo. E nel mio piccolo mi sto preparando per tornare presto a Tokyo. Tutto qui.

Detto questo il mio parrucchiere mi ha fatto dei capelli che sembro il cantante dei The Colors e un maniaco mi ha lasciato sul parabrezza dell’auto un dvd porno. Giuro!
Paese che vai sessuomane che trovi!

Il Portinaio

kanji giapponesi

DARK SIDE OF JAPAN (la guerra del povero)

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Se volete vivere l’esperienza della fioritura dei ciliegi e magari fare Hanami (il famoso picnic) sotto i petali che cadono come neve, vi consiglio di andare a Novara. In via Marconi c’è un albero gigantesco che pare de sta’ a Tokyo.

Già mi vedo contemplare i sakura e scrivere Haiku: “Ma Novara fa provincia? Scoreggio, rane che cadono”
E’ ancora fresca la polemica della Iena Nadia Toffa VS Giappone. Tutta la rete si è incendiata, ma quello che ne ha giovato di più pare sia stato quel furbetto, con il muso da furetto, di Marco Togni.
Chi è Marco Togni?
Uno Youtuber con scarse qualità di editing video che ha fatto la sua fama con ammorbanti filmini di lui che cammina per Tokyo.
Spassosi sono quelli del suo apparato digerente che riceve quintalate di sushi e altre cibi ricchi di zuccheri sintetici.

Qualche anno fa mi aveva pure commentato (QUI) e persino citato sul suo blog definendomi “impreciso”, pieno di cavolate, ma divertente, come se fossi una foca del circo.

Io non me la sono presa, mica sono permaloso come mia madre che tutte le volte che le faccio notare come pulisco bene il bagno con l’anticalcare risponde: “Cosa vorresti dire? Che io non lavo bene i cessi”.
Togni non scaturisce in me interesse, ammiro però che abbia trasformato la sua passione in un lavoro, ma non vedo in lui sincerità, obiettività e soprattuto umorismo. Soffre di un ego così grande che gli tocca sempre pagare per due.
Questa settimana è  tornato in auge. Ora organizza viaggi in oriente, si autodefinisce la leggenda di Tokyo e stimola in me pensieri morbosi.
“Si sarà sposato per amore o per avere il Visto?”
“Come fa a campare in Giappone se fa il fotografo di matrimoni?”
“E se fosse un agiato borghese trentino?”
“Quando sbaglia i congiuntivi è perchè non ha avuto un’istruzione decente nel suo paese di orgine?”
“Nei suoi video scherza sul fatto che sia ricco. E allora perchè si veste di merda?”
Sono tutte domande che uno dovrebbe chiedersi. I politici italiani non ci dicono la verità, fallo almeno tu Marco! Liberaci da questo dubbio.
Dicci qual è il segreto per diventare una leggenda.
(Le leggende non raccontano mai dei fatti puramente inventati, ma contengono sempre una parte di verità che viene trasformata in fantasia perché gli uomini vogliono scoprire sempre la causa di certi fatti che non conoscono bene e pertanto cercano di spiegarli con l’immaginazione. cit wikipedia)
Grazie al post di Togni sulla trasmissione delle Iene ho potuto riallacciare rapporti raffreddati dai social, cavalcare un’onda che ho sicuramente preso male e soprattuto conoscere il blogger Deusexmaghena, un mago della lingua.
Leggete il suo post QUI.
Giusto per fare un po’ il Portinaio ecco alcuni commenti pescati su Facebook tra la gente comune e Marco Togni il nuovo Terzani.

marco togni nadia toffa
Bisogna avvertire l’imperatore della sua presenza!

marco togni nadia toffa
marco togni nadia toffa
E se vince Bertolaso peggiorerà sicuramente! 😛

marco togni nadia toffamarco tognipio d'emiliaPio d’Emilia è l’unico che può mettere fine a questa polemica. Perchè diciamocelo ci hanno rotto tutti un po’ il cazzo. Tra commenti analfabeti, impreparati giappominkia e haters ammaestrati…è ora di richiamare tutti all’ordine.
E come dice il mio amico “Perchè non lo fai tu un video in Giappone?”
Dio! Odio quando mi zittisce così.
Ma perchè sono povero e soprattutto pigro! 😛
Oggi poi è giornata di lutto, è morto Maldini e metà dei miei parenti vogliono andare al rosario. Io gli ho spiegato che di solito sono i famigliari stretti che partecipano a questo rito, ma ormai hanno già prenotato il pulmino, peccato non sappiano dove abiti l’ex giocatore del Milan.
Ora la smetto di fare l’avvocato di Pikachu e vi consiglio di andare a trovare Eriko Furukawa sulle colline livornesi. E’ un’artista, cuoca, con un’anima pacifista. Leggete QUESTO articolo e dimenticatevi di tutte le polemiche.
E giusto per chiudere in grande. Ecco come si fanno dei video di viaggio!
Vincent Urban Japan 2015.

In Japan – 2015 from Vincent Urban on Vimeo.

Il Portinaio

CHIBIUSA CAFE’

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Chiuso il temporary bar di Takashi Murakami Roppongi Hill propone il bar di Chibiusa la “figlia” di Sailor Moon, quella con i capelli rosa.
Non ve la ricordate?
Non era molto simpatica, veniva dal futuro in cerca di aiuto e aveva un carattere arrogante e un po’ ruffianello.
E a un certo punto si era pure innamorata di un cavallo. Buongustaia!

Il Chibiusa Cafè viene inaugurato insieme alla mostra Sailor Moon art exhibit.

Il Menù prevede:

Parfait (che è un semifreddo francese) Miracolo Romantico.
Ripieno di crema al cioccolato, gelatina colorata, quattro strati di lampone e un po’ di robe trovate in cucina.
Praticamente una raccolta dell’umido! 😛
A Soli 1250 ¥

chibiusa cafe
Pudding a la mode
Il pudding è un dolce inglese e tra i suoi ingredienti c’è la sugna.
Io pensavo che la sugna fosse un modo volgare per chiamare la vagina.
Posato su un letto di frutta, da gustare con le amiche diabetiche.
1100 ¥

chibiusa cafe
Luna P Berry Mousse
Mousse ai frutti di bosco a forma di testa di gatto. Per i puristi della serie Luna P.
Anche questo dolce è servito su un letto di frutta. Si vede che ne hanno tanta da far fuori. Poi si sa in Giappone costa cara. Quindi approfittante visto che costa solo 1200 ¥

chibiusa cafe
Sailor Moon Special Burger
Panino rosa che assomiglia più a due fette di culo con dentro un hamburger, pancetta, uovo fritto, lattuga.
Servito con patate e sottaceti a forma di stella. 1600 ¥ rutto incluso.

chibiusa cafe
La pasta di Tuxedo Kamen
I petali di rosa sono stati creati a mano aggiungendo al lavorato della pasta un po’ di salsa di pomodoro piccante.
Gli spaghetti spero siano commestibili. 😛
La maschera ahimè non si può indossare.
Alla larga i celiaci
1300 ¥

chibiusa cafe
I tre talismani al Curry
Scusate, ma non sono riuscito a capire se siano polpette di riso servite su vomito di gatto o agglomerati di pasta scotta affogati in bava di lumaca.
Le salse sono al gusto di spinacio, nero di seppia e curry.
I talismani sono fatto un po’ alla cazzo, ma si vede che il forno funziona male. 😛
1450 ¥

chibiusa cafe

Per altre info visitate il sito QUI.
Se siete a Tokyo questo l’indirizzo:

Chibiusa Cafe / ちびうさカフェ
Address: Tokyo-to, Minato-ku, Roppongi 6-10-1, Roppongi Hills Mori Tower, 52nd floor
東京都港区六本木6-10-1 六本木ヒルズ 森タワー 52F
Open 11 a.m.-10 p.m.

Buon appetito, piatto pulito, niente macchie sul vestito

Il Portinaio

Per altre storie strane su Sailor Moon e per rispolveravi le memoria cliccate prima QUI e poi QUA

IL TURGORE DEI CAVALIERI DELLO ZODIACO

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Direttamente da Honk Kong ecco come diventare un vero cavaliere dello Zodiaco.
Ma scordatevi battaglie per avere armature d’oro e sbattimenti per salvare Atena.
Il vero sacrificio inizia dalle mutande.
Per pochi dollari potrete avere a casa questi preservativi/manicotti per il pene tutti dorati ispirati ai mitici Gold Saints.
C’è il modello Leo, per ruggire sotto le lenzuola:

Gold Saints Clothes

 

Gemini con le sue spirali stimolanti:

Gold Saints Clothes sex toys
Libra per pesi massimi e donne pretenziose:
Gold Saints Clothes sex toys

Infine Ariete, per aprire nuovi varchi nel piacere.
cavalieri dello zodiaco vibratore preservativiE con tutti e 4 insieme espanderete il vostro cosmo fino alle terre di mezzo.
Li comprate QUI e QUA.
P.S. Le misure sono per cinesi, quindi attenti a non farvelo andare in cancrena! 😛

Il Portinaio

cavalieri dello zodiaco vibratore

CONVERSE x ULTRAMAN

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Le edizioni giapponesi delle Converse All- Star sono sempre le migliori.
Quando ero a Tokyo, ogni volta che tentavo di acquistarne una il commesso di turno mi guardava come se fossi affetto da elefentiasi.

“Hai il 43?”

Sguardo allibito, sorriso falso e un timido no.

“Hai il 44 allora?”

Sguardo inorridito, sorriso appena accennato e un secco no.

“Forse il 45?”

Sguardo impaurito e gesto come per dire “esci dal negozio o chiamo la polizia brutto mostro occidentale”

Le scarpe erano le Gremlins limited edition in 3D con tanto di occhiali.

converse gremlins

Questo mese invece in tutto il Giappone escono le Ultraman All-star, per festeggiare i 50 anni del protagonista dei film Tokusatsu 特撮 (significa effetti speciali 😛 )
A soli  ¥8,500 potrete avere i suoi stessi poteri oppure scegliere di diventare il suo acerrimo nemico.

converse ultramanconverse ultramanconverse ultraman

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Giuro che se non c’è il mio numero scateno questo mostro:


Il Portinaio

VINCI UN VIAGGIO IN GIAPPONE (e buone vacanze a tutti)

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Ho chiesto il benestare a mio padre sul letto dell’ospedale.

“Posso andare via qualche giorno?”
“Dove?”
“Non posso dirtelo, l’ho promesso ai servizi segreti giapponesi”
“E’ lontano?”

E’ un paese misterioso. Ci abitano pochissime persone. Il comune aderisce a un associazione di vini, quindi immagino che siano tutti alcolizzati.
Pensano solo a bere!
Sono governati da una lista civica, ma in passato hanno “ballato” un po’ a destra e un po’ a sinistra.
Sicuramente i cittadini saranno stati ubriachi anche nel seggio elettorale.
Nel 1500 furono invasi dai turchi e ci fu un bordello che se lo ricordano ancora. Infatti ogni anno c’è una sagra con la tradizionale festa della Madonna del Rosario.
Pare fosse stata lei a liberarli dai cattivi kebabbari che erano arrivati con l’intenzione di aprire ristoranti e pizzerie.
Quando sarò lì cercherò più informazioni possibili, perché va bene la guerra tra la Madonna e il maligno, ma che adesso sia diventata pure un ammiraglio pronta a piegare truppe nemiche mi sembra un po’ soprannaturale.
Poi non me la immagino con il velo mimetico. 😛
Questo luogo ha dato i natali a un giocatore e manager della Major League di Baseball americana e a una presentatrice rai, nota per essere stata una delle amanti di Craxi.
Qui è in vacanza la mia amica giapponese Mia san. (QUI e QUA se volete leggere le sue avventure).
Le ho promesso inoltre di ritornare in Giappone il più presto possibile. Esiste un modo per farlo gratis: il concorso della JNTO “Fotografare il Giappone dei vostri sogni”.
Basta caricare sul loro SITO un’immagine che vi ricordi il Sollevante e una giuria decreterà la migliore il 15 di Settembre.
Avete tempo ancora fino a Ferragosto. Mi raccomando leggete bene il regolamento, niente scatti con persone vere o personaggi coperti da Copyright, niente cartoni animati o fumetti.
Il mio consiglio invece è: basta fotografare tavoli con sushi cinesi.
Spremete la vostra fantasia e in bocca al lupo.
Buone vacanze condomini! Ci rivediamo a fine Agosto!

Il Portinaio

“Papà quindi posso partire? Sicuro che non muori?”
“Tranquillo il mio vicino di letto è diventato tutto giallo. Il medico gli ha dato una settimana di vita!”

Ringrazio Enzo e Alessia per la foto “capolavoro” di copertina.


LUCCIOLE GIAPPONESI

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Estate 2016
Un gruppo di fotografi giapponesi si è nascosto nei boschi durante la stagione delle piogge per catturare un momento magico: l’arrivo delle lucciole.
Il risultato è un altro mondo, invisibile agli occhi.
Oggi sono romantico, poi ho scoperto che in inglese si chiamano fireflies. Ah! Non si smette mai d’imparare. Ora finalmente potrò dire “The firefly is on the table” 😛
Vi lascio alle immagini. Parlano da sole.

Il Portinaio

yu-hashimoto

yasushi-kikuchi

miyu

hm777

hm777

hiroyuki-shinohara

fumial

Credits ®
Yu Mashimoto, Hiroyuki Shinohara, Yasushi Kikuchi, Fumialさん, Soranopa, Miyu, Hm777

L’INSEGNANTE PERFETTO

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La mia professoressa d’inglese delle superiori era nota per avere un occhio verde e l’altro metà azzurro e metà marrone. Pareva un camaleonte.
Non era molto portata all’insegnamento e in più diceva di essere allergica al gessetto.
Il genitivo sassone e il present perfect l’abbiamo imparato con i segnali di fumo.
Non c’era verso di farla alzare dalla sedia. Per lei la lavagna era solo un quadrato nero, nonchè fonte di tutti i suoi mali. Avevamo provato a regalarle un paio di guanti sterili, ma quella diceva che il gesso poteva entrare nelle narici e provocarle l’asma.

“Prof vuole una mascherina?”
“E’ inutile. Il  solfato di calcio bi-idrato potrebbe intaccarmi le cornee”
“Degli occhiali da sole?”
“Sono a rischio anche i miei bulbi piliferi dei capelli”
“Un casco?”
“Potrei perdere l’udito”
“Crepa!”

Il giorno che annunciò la sua gravidanza fu festa grande in classe. Alzammo la bandiera dei pirati con scritto un bel “Fuck you” in rosso.
Al suo posto arrivò una donna burrosa tanto carina e dolce, che ci mise pochissimo a capire che eravamo delle capre.
A nulla servirono le nostre suppliche.

“Professoressa non ci bocci”
“Dovete dirmelo in inglese cani!”
“We do not bocci teacher”
“Ma che lingua parlate ignoranti?”

Hirotaka Hamasaki, aka Hamacream,  è un insegnante di arte giapponese che ama riprodurre capolavori della pittura sulla lavagna. Ammirate il Guernica di Picasso, la riproduzione fedele dell‘Ultima cena e la perfezione della Grande onda di Hokusai.
La chiamano Kokuban art, successo made in Japan che sta diventando virale in tutto il mondo.
Il professore potete seguirlo su Twitter QUI e su Instagram QUA.
E il mio inglese prometto di migliorarlo. 😛

Hirotaka Hamasaki

kokuban art

kokuban art

kokuban art
Hirotaka Hamasaki

Hirotaka Hamasaki

hamacream
Il Portinaio

SE SANREMO FOSSE GIAPPONESE Quarta serata

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Stasera bisogna essere veloci perchè cantano quasi tutti e come al solito farò notte. Ieri sono andato a letto alle 3 e non vi dico le occhiaie. Sanremo dovrebbe mandarmi come omaggio delle confezioni formato famiglia di creme Clinians.
Vabbè non stiamo a ciurlare nel manico e incominciamo lo spettacolo. (Come al solito mi sono perso la categoria giovani perchè stavo sistemando la collezione di figurine dei Cucciolotti 2017 😛

Ron.
Presenza scenica: se faccio l’imitazione di Yves Saint Laurent sembro troppo effemminato?
Canzone: Rosso andropausa
Reazione:

Chiara Galiazzo.
Presenza scenica: gentile commessa può vendermi quell’abito chic culur trasù di ciuc?  (traduzione: color vomito degli ubriachi)
Canzone: Fegato alla veneziana
Reazione:

Samuel.
Presenza scenica: spazzacamino
Canzone: Cam camini, cam camini spazza camin allegro e felice pensieri non ho.
Reazione:

Albano.
Presenza scenica: Лучше петь на русском языке (provate a tradurlo con Google Translate)
Canzone: Ehi Katiuscia hai fatto tu la piscia? Sì, Dimitri ne ho fatta sette litri
Reazione:

Ermal Meta.
Presenza scenica: anche io vorrei una giacca dello stesso colore del vestito di Chiara Galiazzo.
Canzone: Tristezza per favore vai via
Reazione:

Michele Bravi.
Presenza scenica: presto una trasfusione all’Ariston.
Canzone: Dammi una lametta che mi taglio le vene
Reazione:


Fiorella Mannoia.

Presenza scenica: sembra che canti per i non udenti.
Canzone: Meno male che non ci sentiamo! 😛
Reazione:


Clementino.

Presenza scenica: Perchè non ci estinguiamo?
Canzone: Domani smetto
Reazione:


Lodovica Comello.

Presenza scenica: Ariel cotta al vapore.
Canzone: Sono una donna, non sono una santa
Reazione:


Gigi D’Alessio.

Presenza scenica: i nuovi poveri.
Canzone: Core mio, core mio  la speranza non costa niente
Reazione:

Paola Turci.
Presenza scenica: stasera in bianco (che sto male di stomaco)
Canzone: Bifidus actiregularis
Reazione:

Marco Masini.
Presenza scenica: Carlo Pignatelli  presso Barberino Design Outlet. Da Bologna: A1 tratto Bologna – Firenze (tramite variante di Valico), uscita Barberino di Mugello.
Canzone: Marco se n’è andato e non ritorna più
Reazione:

Vince nella sezione giovani Lele. La versione maschile della Pausini 1993.
Gli auguriamo una carriera promettente.
Presenza scenica: aspetto che la centrifuga finisca e scendo.
Canzone: La solitudine
Reazione:

Francesco Gabbani.
Presenza scenica: cosplayer alle prime armi.
Canzone: Quella dell’anno scorso
Reazione:


Michele Zarrillo.
Presenza scenica: giro su Rete4.
Canzone: Sigla del Tg4
Reazione:

Bianca Atzei.
Presenza scenica: una valle di lacrime.
Canzone: Tristezza perfavore vai via
Reazione:

Sergio Sylvestre.
Presenza scenica: Me so magnato Alba Parietti.
Canzone: Ma non ho digerito le sue labbra
Reazione:

Elodie.
Presenza scenica: ho litigato con il parrucchiere e la stylist.
Canzone: Io vorrei essere la moda
Reazione:

Fabrizio Moro.
Presenza scenica: Niente fiori, solo opere di bene.
Canzone: Dio è morto e anch’io non sto tanto bene
Reazione:


Giusy Ferreri.
Presenza scenica: Massaggiatrice cinese leopardata
Canzone: Alla consolle Mimmo Marelli
Reazione:


Alessio Bernabei.
Presenza scenica:
Pr in Viale Ceccarini
Canzone:
Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte
Reazione:

 

 

Giusy Ferreri, Albano, Ron e Gigi D’Alessio sono stati eliminati.
Reazione:

 

Il Portinaio

La foto in copertina potete acquistarla QUI

SEI ANNI DOPO (11 Marzo 2011)

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123.000 persone non sono più tornate a casa. Nella città deserta sono arrivati 13.000 cinghiali, che vengono abbattuti ogni giorno dai cacciatori di Tomioka.
32,3 miliardi di yen sarà l’incasso previsto per le Olimpiadi del 2020 a Tokyo.

Toru Hanai : Reuters
32.000 lavoratori sono stati contaminati dopo il disastro Nucleare dell’11 marzo 2011.
15.894 sono i morti accertati e 2.561 i dispersi.
9 il grado di magnitudo. Erano le 14:46.

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Dopo sei anni com’è veramente la situazione a Fukushima?


Il Portinaio

Le foto del post sono di Toru Hanai

OVERBOOKING

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“Mia moglie ha un desiderio, vedere i ciliegi in fiore. Così ho scoperto tramite amici che quest’anno sei venuto in Abruzzo insieme a una ragazza giapponese. Non è che ti va di accompagnarmi in Giappone?”
“Se trovassi i soldi per strada”
“Ti pago il viaggio”
“Grazie è un pensiero molto gentile, però devo anche sopravvivere”
“Facciamo così: vi assumo come accompagnatori”
“Veramente?”
“Sì, ma non come quelli che pensi tu!”
E’ nato così il mio viaggio in Giappone.
Ma siccome casa della mia amica Mia San è piccola come la gabbia di un criceto, mi tocca cercare un compagno di viaggio che divida con me un appartamentino.
Ahimè Lady Disturbia è impegnata con i suoi corsi ayurvedici, mia cugina odia quelli con gli occhi a mandorla e l’altro mio cugino ha prenotato per fine Aprile.
Ci vuole uno che abbia una sensibilità spiccata, una predisposizione al bipolarismo, che riesca a trasformarsi come faceva la Piera Disturbia a seconda del negozio che vedeva.
Magari se avesse anche quella comicità tipica del sud e una punta di trasgressione nel sangue non sarebbe male.
Ma dove lo trovo uno così?

Drin drin

“PronDo amico, ti ricordi di me?”
“Pirla! Sei il papà del mio blog!”
“SenDi è vero che vai in Giappone?”
“Pare proprio di sì”
“Ti ricordi che dovevamo andare insieme nel 2011 e poi è venuto il terremoto…lo Tsunami…Fukushima…bombe nucleari…pioggia di cavallette…”

L’ho trovato!!!!!
Si chiama Marco, è l’ex webmaster del Portinaio, classe 1981, foggiano, pazzo per i grattacieli e le lucette e soprattutto sosia non ufficiale di Giuliano Sangiorgi. E’ perfetto.

“Vedrai Marco sarà il viaggio della vita. Il Giappone ti cambierà dentro”
“A proposito di – dentro – vuoi una pastiglia di vitamina B?”
“No grazie. Non sto molto bene. Poi tra qualche ora dobbiamo partire non vorrei stare male in aereo”
“Che dici!!!!!!!” (Con forte accento foggiano)
“Ok, la prendo!”
“Ricordati che la carenza di vitamine del gruppo B nell’organismo umano si manifesta con alcuni sintomi: i sintomi più evidenti sono secchezza o ruvidità della pelle e salute dei capelli, poiché la vitamina B è alla base del loro metabolismo energetico, altri sintomi possono essere mancanza d’appetito, stitichezza, insonnia e acne”

Il nostro aereo è un diretto Alitalia. L’orario di partenza è previsto per le 14:55.
Siccome è un giorno feriale nessuno ci ha accompagnato all’aeroporto, abbiamo dovuto prendere il pullman con tutti gli stranieri radical chic e i cinesi impazziti.
Alla fermata una vecchia zingara si è praticamente aggrappata alla nostre valige piangendo e mostrandoci la dentatura colorita.
Abbiamo subito iniziato a gridare!
Poi è fuggita lanciandoci delle iettature perché non le avevamo dato 10 centesimi.
Marco è uno molto superstizioso.

“Forse dovevamo darle 5 CenDesimi”
“Ma io avevo solo un pezzo da 50 Euro”
“Magari ti dava il resto”
“????”

L’aeroporto di Malpensa era semivuoto, segno che la crisi sta colpendo veramente il paese.
C’erano solo un gruppo di russi e di giapponesi.
La fila al Check in non è stata neanche tanto lunga. Giusto 15 minuti.
Tutti sorridenti con i nostri trolley economici aspettavamo con ansia che la hostess ci dicesse il numero del posto a sedere.

“Mi dispiace il volo è in overbooking”
“E quindi?”
“Devo mettervi in lista d’attesa e se qualcuno non si dovesse presentare sarete i 12° ad imbarcarvi”

Silenzio.
Non arriveremo mai in Giappone!

“Però se non partite avrete una compensazione di 600 Euro, il pranzo pagato, l’hotel + cena e colazione”
“Signora Hostess dalle grandi forme non è che può fare un miracolo?”
“Ho provato una dieta proteica, ma non ha funzionato”
“Non potete metterci in business?”
“Aspettatemi un attimo qui. Non vi muovete!!!”

Così mentre la guardavo andare via pensavo alla paura che ho per l’aereo, ma soprattutto all’ansia di rimanere prigioniero per un giorno in aeroporto.
Ho alzato gli occhi al cielo, poi ho contato i voli in partenza, poi ho fatto due parole crociate, mi sono limato i talloni secchi, letto Focus e quando mi sono rigirato la hostess era ancora lì che camminava.
Merda sto vivendo in un dejavu!

In tutto questo attendere mi è venuta persino la febbre.

“Mi dispiace ragazzi, ma siete gli ultimi due della lista e il volo è pieno”
“Quindi rimaniamo a terra?”

E Marco: “Quindi pigliamo i soldi?”

Depressi come se avessimo acceso un mutuo trentennale abbiamo aspettato il pullman dell’Hotel.
E che Hotel!!!
Questa la vista dalla camera:

Hotel Holiday Inn Malpensa
Case Nuove paese
Non vi dico in quella casa abbandonata cosa succedeva.
Un via vai di signori e signorine. C’era quello con il trolley pieno di rami secchi che entrava e usciva dal sottoscala, uno con un Mercedes di rappresentanza che nascondeva piccoli oggetti nella casella della posta. Una donna è persino uscita dalla cucina con un sacchettino dell’Oviesse.

“Gabry visto che stai male prenditi della Vitamina C”
“Ma ho già preso la Tachipirina”
“Zitto! E mentre ci sei fatti anche due pasticche di Zinco che aiuta il sistema immunitario”
“Vorrei solo del Benagol”
“E poi guardati un po’ di Barbara D’Urso che aiuta a spazzare via le negatività”
Nel delirio febbrile ho scoperto che Lisa Fusco (nota soubrette nullatenente) parla con il padre morto attraverso la stampante. (chissà quante cartucce consuma!)
Dopo aver cenato con prodotti surgelati e aver ingerito altre pastiglie di non so quale provenienza sono morto sul letto.
La mattina ero un fiore. Diciamo un bocciolo. Perché avevo ancora le placche in gola.

“Prendi queste essenze di spirulina, aiutano l’organismo a ritrovare il benessere”
“Ma io l’ho perso ieri al Check in!”
“Allora ti ci vuole anche del Supradin”
“Hai per caso del Cebion?”
“Certo! Gusto arancia o frutti di bosco?”

Ultimo saluto a mia mamma prima di passare il controllo bagagli e poi è iniziata la pazzia del Duty Free.
Marco ha iniziato a girare come una trottola tra la Farmacia e il reparto sigarette e alcolici.
Mentre io ero solo e abbandonato davanti a queste tre.

pazze giapponesi

Il Giappone può fare veramente male alle persone.
Spero che Marco sopravviva!

Il Portinaio

Dimenticavo…la hostess burrosa per farsi perdonare ci ha mandato gratis nella Lounge Alitalia.
Non vi dico cosa ci siamo mangiati. Sembravamo proprio delle meridionali invadenti, ma come dice Marco: “Mè, prendi è gratis!!!!!”

THIRD IMPACT

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Finalmente tra 11 ore e 30 minuti sarò in Giappone e potrò mangiare un sushi come si deve, guardare un sacco di vetrine, morire sotto un ciliegio in fiore e farmi fotografare davanti a tutti i distributori di bibite.
Morire. Ecco cosa penso quando sono su un aereo.
Meno male che c’è Marco.

“SenDi la gomma da masticare posso buttarla a terra?”
“Ahahahahahahahahahah”
“E non ci sono i posaceneri”
“Buttala in bagno”
“Mi scoccio, c’è la fila di cinesi”
“Guarda che sono tutti giapponesi”
“VeramenDe tutta la fila parla veneto”

Sono riuscito a vedere due film e mezzo, senza cagarmi sotto per i vuoti d’aria.
Il cibo come al solito sembra polistirolo scaldato e le hostess a questo giro non sono un granchè.
C’è quella giapponese che ci tratta come delle merde, tutte le volte che le chiediamo un misero bicchiere di acqua del rubinetto risponde: “Un momento”.
Lo steward pelato fa il ganassa milanese e si appoggia pure quando ti deve parlare. Uè pompelmo jaffa non sono mica tuo fratello!
Infine c’è lei, la severa.
Se non si fa come dice lei inizia a guardarti storto e ti fa saltare pure la merenda.

“La prego almeno uno snack salato!”
“Basta voi due! State facendo gli scemi da quando abbiamo sorpassato Mosca”

Una giapponese ha osato aprire la cappelliera mentre passava con il carrellino delle bevande. Apriti cielo! Nel vero senso della parola.
Si è fermata per trenta secondi, poi ha sbuffato, alzato gli occhi ed esclamato a voce alta: “Madonna questa qua”.
Infine c’è la capa suprema, quella che rimane solo in business perchè con noi poveri non si vuole sporcare.

“Che ci fai alzato! Non hai sentito il comandante ha detto di allacciarvi le cinture?”
“Lo so, però mi scappa la pipì”
“Fila al posto maleducato che non sei altro o te le do sul culetto”

Più che un equipaggio di bordo sembra un corpo docenti degli anni 40. Rigidi ed inclementi.

 

Il vento è a noi favorevole. E così, dopo 1 giorno e 12 ore siamo atterrati in Giappone.
Evviva!!!!! Perchè finalmente…posso dirlo? Devo andare in bagno!!!!!!

Uscire è stato più facile del previsto, nessuno mi ha controllato la valigia…

“Gabryyyyyyyyyy”
“Cosa urli Marco? Mica siamo al mercato”
“Questo qui mi sta chiedendo qualcosa”

Ecco lo sapevo che lo avrebbero fermato.
La prego controllore non apra quella valigia, rischiamo di essere rispediti al mittente se scopre che quell’essere spaccia bio vitamine, guaranà essiccato e pastiglie naturali contro la disfunzione erettile.

E’ bastato un sorrisino e cantare tutta la colonna sonora di Totoro perché i controllori s’intenerissero con noi.
Liberi! Presto fuggiamo a Tokyo.
Dall’aeroporto di Narita

“Scusa Gabry volevo farti una domanda, ma perché qui tutti i nomi sono in giapponese mentre l’aeroporto ha un nome italiano?
“Non ti capisco”
“Tu continui a dire Annarita”
“????”

Dicevo. Dall’aeroporto di Narita al centro di Tokyo prendete il Limousine Bus, che è il mezzo più economico e vi permette di vedere un po’ di periferia canaglia.
Questo è un consiglio di viaggio.
Siamo arrivati davanti all’ingresso dell’Hotel Hilton, con un mal di testa e una paresi facciale.
Mia san e la sua amica sono in ritardo di 40 minuti, così Marco ne ha approfittato subito per correre dentro la Hall e cercare un Wi-fi libero.
Io invece mi sono guardato in giro.
Qui ci sono un sacco di filippini, cinesi e business-man che chiudono affari.
C’è un bar super lusso che offre a caro prezzo gelati alla vaniglia con frutti di bosco surgelati, cocktail annacquati serviti con diamanti al posto del ghiaccio e poi c’è quel piccolo corner, vicino all’ascensore, che non si caga nessuno. Vende caffè americano e qualche cioccolatino.
Sono in 4 dietro il bancone, dove ne basterebbe uno.
Appena mi hanno visto arrivare le bariste si sono sovraeccitate.

“Un caffè…coffee? Espresso?”
“American coffee?”
“Ok! Fammi sta brodaglia”

La prima ha preso il bicchiere, la seconda l’ha riposto sotto il beccuccio delle macchinetta, la terza ha guardato scendere il caffè, la quarta me l’ha portato gentilmente con un accompagnamento musicale.
Ho ringraziato e tutte mi hanno urlato dietro il solito “Irasshaimase” “arigatou” e tutte le frasi formali che conoscevano.
Poi sono tornato per chiedere un po’ di zucchero.
Per questa mancanza nei miei confronti hanno deciso di suicidarsi in gruppo buttandosi addosso della cioccolata calda bollente insieme a dei semini di anguria sputati.
Vabbè volevo un po’ di zucchero, vorrà dire che lo berrò amaro.
Io e la mia amica Mia san ci siamo abbracciati alle 13:40. 🙂
Ci siamo abbracciati e fatto subito del gran chiasso fuori dall’albergo.
Siamo corsi in Taxy a casa. Doccia, pastiglie di Marco per tenerti sveglio nonostante il fisico di uno zombie e giro al 45° piano del Palazzo del governo metropolitano di Tokyo.
Barcolliamo.
Nel vero senso della parola. Ma non è il terremoto. Si sente tremare il pavimento, forse sarà dovuto all’altezza oppure è la mia mente che inizia a vacillare. Non riesco neanche ad eccitarmi per i negozietti di pupazzini.
Che abbia perso l’entusiasmo per il Sollevante?
Forse sarebbe stato meglio andare a Follonica, che in questa stagione è semideserta e non c’è nessuno a romperti i coglioni.
Ma per non entrare in Jet leg dobbiamo resistere almeno altre 7 ore.
E cosa posso fare?
Ma certo! La spesa.
Tutte le volte che uno straniero entra in supermercato giapponese viene incatenato incantato da tutte quelle cose colorate e piene di conservanti.
Siamo usciti con:

1) Biscotti secchi di Hello Kitty
2) Biscotti al cioccolato dell’amica di Hello Kitty
3) Biscotti alla vaniglia di Rilakkuma
4) Bibitina gasata color rosa culo
5) Formaggio fresco spalmabile al the verde
6) Acqua

 

Proprio la dieta del campione.
Devo perdere altro tempo.
Andiamo a fumare a casa di Mia san.
Non pensate male. Ma c’è un cartello in casa nostra che dice: “Non si può fumare in casa, sul balcone, sul terrazzo e nemmeno davanti alla casa e di fianco”
E poi? Posso scoreggiare o devo farla vicino al tempietto?
Attaccato a un palo ho trovato anche un sosia del mio amico Bandito.

carlino giapponese
Il padrone l’aveva lasciato lì per girare con lo skateboard. Il padrone ha 7 anni ed è simpatico come una zanzara alle tre di notte. Vabbè che siamo fottuti stranieri gaijin, ma non stiamo facendo nulla di male.
Però abbiamo scoperto che il povero cane si chiama Toy.
Che fantasia che hai bambino di merda! 😛

Benvenuti a Tokyo, dove pare nulla sia cambiato. A parte i nostri corpi che si sono liquefatti.

ombre giapponesi

Il Portinaio

“Gabry vuoi una pastiglia di valeriana? Ti aiuta a rilassare i nervi?”
“Ti prego abbattimi come se fossi un cinghiale ferito”

cani giapponesi

OMOTENASHI ( Benvenuti a Sukagawa)

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Neanche 24 ore a Tokyo che io e Marco siamo subito ripartiti.
Destinazione Sukagawa, prefettura di Fukushima, ridente città che ha dato i natali al primo regista di Ultraman.

“Gabry non è che ci prendiamo le radiazioni?”
“Stai tranquillo Marco. Al massimo ci ritroveremo con otto seni come i cani”

Per risparmiare abbiamo preso l’autobus, che è sempre un’esperienza, perché si ferma negli Autogrill giapponesi, che sono dei piccoli mondi creati per distruggere le menti di noi poveri occidentali.
Sono previste due soste di soli 15 minuti. In questo piccolo lasso di tempo devi: pisciare, mangiare, bere, acquistare tutti i prodotti tipici della zona, fumare e perderti dietro a pupazzetti e portachiavi.
Non puoi salvarti dal consumismo.
Forse l’unico modo per sopravvivere è chiedere asilo politico su un pullman, ma il mio sembra più un sanatorio orientale, dove tutti tirano su con il naso e mangiano a malapena un onighiri di riso.
Non come me e Marco che sembriamo quelle famiglie meridionali il giorno di Ferragosto.
Agevoliamo la foto:

pullman giapponese

Mia san ci ha pure sgridato perché facevamo casino come due ragazzini delle medie. 😛
Alla stazione degli Autobus ci sono venuti a prendere degli amici giapponesi, compreso uno degli assessori del comune.
Mia san è apparsa alla televisione regionale di Sukagawa perché è riuscita a mettere in contatto questa città con Fara Filiorum Petri, ridente paesello abruzzese.
Questi due paesi hanno la stessa identica festa patronale: le Farchie.
Le Farchie sono dei grossi fasci di canne legati ad arte, manualmente, con rami di salice rosso. Hanno una consistenza di circa 80 centimetri di diametro e circa 8 metri di lunghezza. (fonte Wikipedia)
Vengono poi portate in una piazza e incendiate. Bizzarro come due mondi così lontani con culture differenti abbiano un rito identico. Si prospetta un futuro gemellaggio. (QUI un articolo più approfondito)

Detto questo, siamo stati accolti come delle star.
Ci hanno subito regalato una cassa di fragole che mi sono dovuto portare appresso per due giorni.

“Non saranno radioattive?”
“Marco, cosa vuoi che ti venga? Al massimo potrai ricaricare il cellulare con il sedere”

Poi ci hanno portato in un bar super chic e offerto torte, biscotti stopposi che ti bloccavano il respiro, caffè di riso e un tiramisù.
Improvvisamente è arrivata una tempesta di neve.
E noi eravamo vestiti come se fosse Maggio inoltrato.

“Scusate amici di Sukagawa conoscete un posto dove vendono magliette termiche?”
“Hi!”

E Marco: “Aì è un negozio?”

Speravo non svelassero subito a Marco l’esistenza di Uniqlo, il colosso economico dell’abbigliamento nipponico e invece…Dio mi fulmini.
Appena ha visto tutta quella merce a poco prezzo è impazzito come un gatto famelico davanti a una scatoletta aperta di Whiskas.
Si è comprato un paio di mutande termiche lunghe da vecchio, due magliette estive, degli slip traspiranti e poi ho dovuto minacciarlo di togliergli le vitamine se non usciva subito da quel negozio.
In tutto questo la nostra accompagnatrice ci ha aspettato in auto, manco fosse la nostra serva.
Sukagawa conta circa 80.000 abitanti.
Non c’è più un segno del terremoto del 2011, tutto è stato ricostruito. E’ una città apparentemente nuova, con tantissime case basse, circondata dalle montagne e c’è persino una riproduzione della Bocca della Verità. Quando l’ho fatto notare a tutti, si è aperto un dibattito che è durato per due ore circa.
Mentre Marco non vedeva l’ora di tornare da Uniqlo, che lui simpaticamente chiama “Cleo”, perché non si ricorda mai un nome, siamo stati invitati a casa di un artista, che dipinge su tela samurai e illustrazioni tipiche giapponesi con la tecnica dello stencil.
Che bello fare i lavoretti di classe.

“State attenti perché l’inchiostro è indelebile, potreste macchiare i vostri vestiti”

Cosa facciamo? Partecipiamo ad Art Attack in abiti formali o ci mettiamo in mutande per non sporcarci?
Comunque guardate cosa ho dipinto:

ultraman ukiyo e
Sono o non sono un Ukiyo-e moderno?
A Sukagawa c’è il museo del poeta Basho Matsuo, uno dei più grandi maestro di Haiku.
E’ grosso come un soggiorno, ma è pur sempre un museo.
Ma la vera attrazione di Sukagawa sono le statue di Ultraman disseminate in una delle vie principali.
Me le hanno fatto vedere 2 volte. Prima in auto e poi a piedi.
Agevoliamo le foto:

ultraman sukagawa ultraman sukagawa 2 ultraman statua ultraman mother
A cena siamo finiti in un Izakaya (ristorantino tipico nipponico) molto buono.
Qui di solito i giapponesi “tazzano” come degli alcolizzati senza Dio e finiscono sempre a barcollare in mezzo alla strada.
Ma i mei amici si sono comportati abbastanza bene.
Abbiamo mangiato almeno 8 portate a testa. Sembrava un matrimonio. Poi a fine serata, invece del caffè qualcuno ha tirato fuori un sakè analcolico fatto con il riso.
Ma quello che ho pensato io è stato: “Perché questa signora dal gentile aspetto si è portata dietro una bottiglia di vomito?”

izakaya
Non contenti di averci rimpinzato come le vittime delle strega di Hansel & Gretel abbiamo dovuto passeggiare al freddo e al gelo per rivedere le statue di Ultraman.
Le vene della testa di Marco si gonfiavano ad ogni passo e io non riuscivo più respirare.
Alle 21:40 si è manifestata l’Omotenashi: la tradizione dell’ospitalità giapponese.

“Mi scappa la pipì”

Non c’è problema, piuttosto che andare in un bar, l’assessore ha chiamato un suo amico e l’ha obbligato ad aprire il negozio di dischi con bagno annesso.

“Che bello questo negozio di Ultraman, peccato sia chiuso”

Non c’è problema, piuttosto che aspettare il giorno dopo, l’assessore ha chiamato il padrone, parente del grande regista Eiji Tsuburaya, costringendolo ad aprire il negozio. In più ci ha regalato una ventina di pupazzetti, cartellette, spillette, adesivi a tema Ultraman.

La generosità dell’assessore è infinita

“Vorrei un caffè”

Non c’è problema, piuttosto che convincermi che il caffè in Giappone sia brodaglia sporca, ci ha accompagnato in un “Konbini” (supermercatino aperto 24h) e offerto: sigarette, biscottini, giornaletti, merendine, polpette di riso.
Quando accadono queste cose, l’unica cosa è ringraziare e mettersi in modalità prostituzione.

Caro assessore io e Marco siamo ben lieti di trasferirci a Sukagawa, saremo le sue slave tutta la vita, stia tranquillo non le causeremo nessun danno a livello politico.
Ci intesti solo una casetta e un paio di assicurazioni sulla vita e noi faremo tutto quello che vorrà.
Diventeremo, a seconda dei suoi desideri, sicari, colf o uomini oggetto. Una sola domanda, cosa state costruendo qui in città? Da questa foto non si capisce.
Cordiali saluti “Porti”

tette giapponesi

Il Portinaio


L’ONORE DI AIZU

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A 60 km da Sukagawa c’è la bianchissima città di Aizu.
Bianchissima perché “fiocca” spesso e gli abitanti sono costretti a fare decorazioni colorate da mettere sugli alberi perché escono pazzi con tutta quella neve intorno.
Non puoi neanche chiedere delle lenzuola candide in un negozio che i commessi si mettono a gridare come i matti.
Questa città è nota per la guerra Boshin, una delle storie più tristi del Giappone. I clan dei samurai difesero il feudo dalle truppe imperiali diventando leggende per tutta la popolazione.
Prima tappa il paesello di Ouchijuku, famoso per le antiche costruzioni col tetto in paglia.

ouchijuku
Ma anche per la vendita diretta di gatti morti. 😛

ouchijuku
E’ un piccolo borgo, che si può visitare solo a piedi. Le case sono diventate ormai negozietti di fuffa o ristorantini tipici.
Carina la tradizione di mangiare il ramen con il gambo del porro al posto delle bacchette.
Fa un freddo porco. Ma questo ve l’ho già detto.
Nonostante sia una zona storica anche qui potrete trovare le macchinette per le bibite, cessi pubblici e la zona fumatori. 😛
Vale una gitarella, ma meglio d’estate se non siete attrezzati con piumini e scarpe invernali. Sennò fate la fine mia e di Marco: morti assiderati dopo due passi.
Il Castello di Tsuruga è un imponente feudo bianco che sovrasta tutta la città di Aizu-Wakamatsu.

castello aizu
Bellissima la mostra al suo interno che ripercorre la storia dei samurai che lo difendevano.
La nostra amica ci racconta un po’ di storia di queste terre innevate.
Mia san traduce per noi.

“Ad Aizu c’era il mare, poi terra muove”
“Veramente?”
“Sì, ma tanto tempo fa”
“Tipo all’epoca dei dinosauri?”
“Molto prima, infatti adesso puoi comprare sale”
“Ho capito. Prima dei dinosauri hanno accumulato tanto sale perché c’era il mare”
“No! Ancora più indietro…non c’era…fu il mare”
“????”

E poi è finita a palle di neve davanti al parcheggio.

Marco ha rovinato i suoi occhiali da sole e non può rimanere senza.

“Gabry dove posso comprarli?”
“Quando torniamo a Tokyo se vuoi ti porto alla Vans, ne hanno di economici”
“Che bello c’è Avanzi anche qui!”
“????”

Marco ha scaricato un’applicazione sul cellulare che traduce gli ideogrammi. Nel castello è severamente vietato anche toccare il telefonino, ovviamente lui era lì che cercava di decifrare, senza successo, pergamene ottocentesche con il suo Samsung tutto scheggiato.
Il simbolo di Aizu è Akabeko, una mucca rossa, che viene declinata in tutte le salse.

akabeko
La potete trovare mentre si accoppia con Hello Kitty oppure a forma di salvadanaio, portachiavi, calamita, tazzina, tric &trac, bombe a mano, magliette di Maradona…niente i giapponesi ce l’hanno nel sangue questa cosa del merchandising.
In mezzo alla città c’è il Bukeyashiki.

bukeyashiki 3
Ho chiesto a Mia san cosa fosse.

“E’ casa”
“Di chi?”
“Dei samurai”
“Mi sembra più grande di una casa”
“Villino?”
“Ne avevano di soldi”
“Allora villona!”

bukeyashiki

La residenza Bukeyashiki è una fedele riproduzione di quella originale, visto che era stata bruciata durante la guerra dei Boshin.
Nelle stanze potrete vedere manichini samurai intenti a studiare piani di guerra, bambini di cartapesta che giocano con madri snaturate che si sparano le pose.

bukeyashiki
Quando il clan di Aizu capitolò tutte le donne della residenza, piuttosto che finire in mano al nemico, decisero di uccidersi insieme ai bambini.
Questo evento viene riprodotto in una stanza:

bukeyashiki

Va bene essere fedeli alla storia, ma rattristare così il turista ignorante non è bello. E portateci una gioia.
Sono uscito con una tristezza nel cuore.
Ma la mia guida personale, arrivata direttamente dal comune, mi ha raccontato una bella storiella.
L’anno scorso la città ha vinto il premio per il Sakè più buono del mondo.
L’hanno chiamato Aizu Homare: l’onore di Aizu.
Io e Marco siamo stati trattati come ospiti speciali, perché al comune pensavano fossimo dei famosi giornalisti italiani.
E’ stata Mia san a venderci così. 😛
Ora mi toccherà scrivere un post serio su questa città. 😛

“Stasera dormiamo a terme sei contento?”
“Ho già pronta la macchinetta per la pressione”

L’ultima volta che sono stato alle terme giapponesi sono svenuto, mi ricordo solo che c’erano due vecchi che mi tenevano le gambe alzate e mi guardavano il cazzo!
L’albergo si trova sopra una collina. La vista dalla mia camera toglie il fiato, come quando Marco si sfila le scarpe da ginnastica. 😛
E’ tradizione indossare lo Yukata (la vestaglia con cui si dorme, si mangia e si vive negli Onsen giapponesi).
Gli amici di Mia san ci hanno subito chiesto se indossavamo le mutandine.
Ma per chi ci avete preso? Mica siamo qui a battere.
Siamo comunque un bel gruppo. Non mi ricordo i nomi, ma con noi dorme un signore sulla cinquantina che fuma e guarda la tv.
Poi c’è la signora con i capelli bianchi tanto carina che ci fotografa continuamente e il figlio diciottenne dell’organizzatore delle feste di Sukagawa, aspirante parrucchiere.
Ho provato a parlargli, visto che se ne stava sempre un po’ in disparte.

“Sai l’inglese?”

Mi fa un cenno e capisco “pochino”

“How old are you?”
“????”
“Anni…age…età. Come posso dirtelo”
“????”
“Io ho quattro zero anni, Marco tre cinque…e tu?”
“????”
“What’s your name?”
“????”
“Vabbè facciamo finta di non conoscerci”

Qual è il problema che hanno i giapponesi con la lingua inglese?
La cena è un gigantesco buffet e non vi dico la quantità di cibo che hanno servito e come si sono avventati i clienti.
Pareva un matrimonio del sud.
Gente che si metteva sotto le ascelle tazze di zuppe di miso, ramen infilati in tasca e sushi dietro le orecchie.
Dopo 15 minuti era rimasto solo il gelato e qualche foglia di insalata. Tutto il mondo è paese.
Alle terme l’unica cosa che puoi fare se sei straniero è cercare un Wi-fi libero dell’hotel, guardare i programmi stupidi alla tv o lasciarti lentamente abbracciare dal futon.

“Posso chiederti una traduzione in italiano?”
“Certo Mia san”
“Come si dice in modo cordiale ragazzo verginello?”

Lo sapevo questa ci vuole vendere come schiavi del sesso al clan di Aizu!

Il Portinaio

BABY COME BACK TO ME

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Uno dei luoghi più spirituali di Aizuwakamatsu è Iimoriyama.
Una collina dove i Byakkotai, l’esercito minorenne del padrone di Aizu, si suicidò in massa facendo seppuku.
Che bello un’altra storia triste. 😛
I ragazzini videro il castello bruciare e per l’imbarazzo e la vergogna di aver perso la guerra contro l’esercito imperiale s’infilarono un coltello nella pancia.
Secondo la nostra guida però ci fu un malinteso. Quello che bruciava realmente non era il castello, ma il bosco adiacente, ma per colpa della prospettiva i giovani samurai fraintesero tutto.
Quindi oltre che servili erano pure mezzi ciechi. 😛
Su questa collina sono sepolte anche le donne del Bukeyashiki (Leggi QUI post precedente)
Se lo sapesse il cardinal Bagnasco dell’esistenza di un sito turistico pieno di così tanti peccatori, uscirebbe pazzo.
Qui fra tombe, incensi e negozietti di ombrelli katane c’è un tocco di italianità.
Mussolini incontrò tanti anni fa lo scrittore Harukichi Inoue.
Insieme passarono giornate allegre giocando a Mazinga e rimpiattino. Di sera si raccontavano favole dell’orrore e Benito si nascondeva sotto le lenzuola per la paura. Poi quando conobbe la storia dei piccoli suicidi giapponesi, il Duce si commosse così tanto che volle fare un regalo al Giappone: un’aquila appollaiata su un obelisco con incisa la seguente frase:

“SPQR. Nel segno del Littorio. Roma, madre di civiltà, con la millenaria colonna testimone di eterna grandezza, tributa onore imperituro alla memoria degli eroi di Biakkotai. Anno MCMXXVIII – VI era fascista”.

Iimoriyama

Peccato che Biakkotai sia scritto sbagliato. Ma immagino che all’epoca le K non venissero usate come oggi.

Iimoriyama
Non credo sia apologia del fascismo, però avrei preferito ci fosse un grattacielo di Renzo Piano. 😛

Secondo la mia guida intima e personale i residenti italiani ad Aizu sono una decina. Secondo la questura quattro. Secondo me sono tutti morti di freddo.
Per arrivare sulla collina di Iimoriyama potete usare una scala mobile a pagamento oppure la classica scalinata impervia e ripida, ma che ritempra lo spirito e attiva le particelle anti-odore del vostro Infasil.

Marco ha una pastiglia di vitamine per ogni occasione.
E’ l’uomo Multicentrum.
Le nostre conversazioni sembrano dei dialoghi tra un padrone e una servetta.

“Gabry dammi una sigaretta”
“Sì…”
“Gabry fammi una foto”
“Sì…”
“Gabry prendimi l’acqua”
“Sì…”
“Gabry stai bene?”
“No!”

E a volte anche tra un urologo e un paziente.

“Gabry hai visto cosa vendono queste macchinette per le bibite?”
“Limonata?”
“Sì, ma addizionata con l’Arginina”
“Interessante!”
“Cretino ti fa venire il cazzo duro”

Un altro luogo intensamente spirituale è il Nisshinkan, l’antica scuola dei samurai.

scuola dei samurai
Qui gli stranieri hanno uno sconto sul biglietto. ☺
Si entrava a 10 anni, dopo un’accurata selezione. Le materie primarie erano tecnica di guerra, scrittura, arti marziali, uncinetto, didò, scoreggia con le ascelle…dai vi sto prendendo in giro. 😛
Dentro la scuola si possono fare anche due esperienze: tiro con l’arco per soli 300 Yen o lavoretto delle medie: ovvero pitturare la mucca rossa Akabeko o l’ovetto deforme Koboshi.

Nisshinkan
Noi abbiamo optato per l’arte, perché siamo pacifisti.

“Attenzione la tempera è indelebile, rischiate di buttare via i vestiti”

Ma usare colori ad acqua? Qui è pieno di bambini che si macchiano ovunque. O lo fanno apposta per incrementare le vendite dei vestiti da 0 ai 12 oppure non sono mai arrivate le tempere atossiche.

Questo è il mio Koboshi, personalizzato con i baffi.

koboshi

Questo quello di Marco, praticamente Moira Orfei.

koboshi

Il Nisshinkan è enorme. Impregnato di storia e mistiche leggende.
E’ un attimo che arriva la tristezza.
Si vede che ce l’hanno per vizio ad Aizu di farti venire un po’ di paranoia.
Guardate questo manichino. Riproduzione di un samurai quindicenne che si uccide in nome del suo padrone.

Nisshinkan

Vi prego raccontatemi una bella storia.
Sulla banconota da 1000 Yen è raffigurato il volto del Dottor Noguchi Hideyo, protagonista di eccezionali scoperte sulla cura della sifilide.
C’è un piccolo museo a lui dedicato, con tanto di robot con le sue sembianze, che parla e gesticola come Marco davanti alle macchinette delle bibite. 😛

Noguchi Hideyo
Qui i bambini possono indossare baffi finti e camici bianchi per divertirsi fra serpenti in formalina, batteri finti e installazioni ospedaliere.
Tokyo ci richiama. E’ ora di tornare a casa.
Alle 16:58 siamo ripartiti lasciandoci alle spalle un sacco di nuovi amici che ci hanno salutato dalla stazione dei pullman come nei film. Tutti insieme, tutti in coro.

Uno dei più grandi esperti di radiazioni, il Dr. Yamashita, dichiarò durante la campagna “brainwash” di Fukushima, che le radiazioni non colpiscono le persone che sorridono.
Qui lo fanno tutti, a prescindere dalle cazzate che dicono alcuni.

Il Portinaio

CHEMICAL BROTHER

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Finalmente primo giorno a Tokyo.
Posso buttare il mio amico Marco in mezzo al delirio, farlo impazzire, aspettare che svenga davanti a una vetrina qualsiasi, rubargli tutti i soldi e spenderli tutti in Kit Kat rosa e verdi.
Potrei usare la maledizione della mia amica Lady Disturbia. (leggete QUI per avere + info)
La pozione è facile.
Prendete un po’ di Fanta all’Uva, mischiatela con dei peli di Hello Kitty, unghie di anziana giapponese, alito di cane e un pizzico di salsa di soia. Mischiate energicamente e aspettate che faccia effetto.
Marco è sclerato definitivamente quando è entrato da Don Quijote, il negozio più famoso di Tokyo, quello che vende tutto, aperto 24 ore al giorno.
Neanche il tempo di distrarmi davanti alle miriade di calzini che il decotto ha dato i suoi effetti.
Marco ha preso il cestino della spesa e ha iniziato a riempirlo di oggetti random.
Prima si è fatto convincere da un commesso che la crema idratante al riso “è cosa buona e giusta”, poi la sua mente ha deciso che il Must Have di quest’anno deve essere il costume da vecchio pervertito con il pannolone.

don quijote
La sua lista della spesa comprende: una serie di liquidi della Shiseido da bere, che in teoria dovrebbero rigenerarti la pelle, del formaggio al the verde, ottimo per colorare le feci di chi è allergico ai latticini,  una riproduzione di un gabinetto, dei mobili dell’ikea tarocchi in miniautira, cereali al the verde con fragole disidratate e polistorolo, un mouse per il computer, un culo di gatto con ventosa da attaccare al cellulare, un pacchetto di Marlboro gusto menta e frutta e un reggi-mento.

poseskeleton wc
Qualsiasi cosa tu gli faccia vedere lui si esalta e grida “Compriamolo”.

don quijote
Forse ho esagerato, mi sento un po’ in colpa.
Le sue tasche sono piene di monetine che cadono costantemente per terra.
Si diverte nelle sale giochi, salta e balla quando passano i camion che pubblicizzano i dischi dei cantanti giapponesi, rimane in trance davanti alle insegne luminose.
La maledizione continua nel triangolo del male Harajuku Omotesando Shibuya.
E via altro denaro che scorre nelle casse nipponiche.

“Gabry posso comprare dei pupazzetti della Marvel?”
“Certo. Puoi fare quello che vuoi. Ma siamo in Giappone che te ne fai di giocattolini americani?”
“Perché Hulk non è giapponese?”

E’ evidente che ho esagerato con le dosi, perché Marco non vuole neanche seguire le regole nipponiche. Non capisce perché non ci siano cestini in mezzo alla strada, perché è vietato fumare e perché tutti fanno la coda educatamente.
Poi quando sente la parola “chotto” che in giapponese significa “un momento” s’incazza, perché in foggiano “ciotto” è l’uomo grasso.
Alle 19:30 l’ho portato a mangiareall’ottavo piano di un palazzo,  in un posto assurdo, dove fanno praticamente solo pollo, con delle sedie a forma di bidone dove potevi infilarci i giubbotti.

bidone
Alle 21:00 ancora in preda alla maledizione ha voluto del sushi in un posto fetido.
Alle 21:15 ho scoperto che si era portato tutti soldi del mese in tasca. Roba che se fosse stato in Italia lo avrebbero accoppato e lasciato per terra a sanguinare.

“Devo comprare la maschera al collagene di Lady Oscar”
“Ma che te ne fai? E’ una truffa, Lady Oscar si vestiva da uomo mica andava dall’estetista”

lady oscar
“Allora voglio le tette finte per palpeggiarmi da solo”

don quijote
“Marco ti serve un tavor!”
“No! Dei semi di zucca, aiutano gli spermatidi a trasformarsi in buoni spermatozoi”
“Cos’hai in mente?”

Vabbè avete capito vero?

Il Portinaio

Ah! Io ho intercettato questo zaino, ma forse è un po’ troppo. 😛

zaino harajuku

VIOLAZIONE DELLA REGOLA

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L’area fumatori di Shibuya dietro la statua del famoso cane Hachikō è stata smantellata, anche quella di fianco all’entrata della metropolitana.

shibuya 2020

Questa zona è diventata un grande cantiere, roba che gli anziani italiani uscirebbero pazzi.
Fra tre anni non sarà più come lo ricordavate. E che fine farà la statua del povero cagnetto?

Mentre ero seduto su una panchinetta a guardare Marco e l’altra mia amica farsi venire una crisi epilettica per colpa delle insegne luminose, una pantegana grossa come un facocero mi è passata di fianco.

“Andiamo a mangiare?”
“Amica giapponese non è meglio cambiare zona?”
“Qui a Shibuya è tutto molto controllato”
“Ok, io prendo un ramen alla lectospirosi”

shibuya hachiko

Ma il destino continuava ad avvertirmi.
Neanche il tempo di attraversare il famoso Shibuya Crossing ecco un altro topino uscire da un ristorante e tuffarsi vicino a un sacco della spazzatura.

“Molto strano spazzatura fuori dal ristorante”
“Invece ti sembra normale il topo che scorrazza indisturbato per le vie dello shopping?”

Meglio passare al supermercato a comprare il cibo preconfezionato, che sarà anche pieno di consevanti e additivi, ma è tanto buono e divertente. Puoi anche usarlo al posto del Didò! 😛
In casa mia non si può fumare e non c’è un’area fumatori nell’arco di due km.
Ho fatto una piccola trasgressione, sono uscito sul balcone e ho accesso una Marlboro.
Lo so, finirò all’inferno in balia di tutti i demoni nipponici che mi tireranno il pisello, ma non posso sempre seguire le regole. Di solito mi comporto bene, mi adeguo al codice nipponico come se fossi un samurai: non mi soffio il naso, metto il vibro sul cellulare, non accavallo le gambe in metro e non vomito addosso alla gente.
E concedetemi una sigaretta!!!!!
Ho una vista meravigliosa dal mio terrazzino, l’ideale sarebbe con un bicchiere di vino e un posacenere, invece ho una scopa e un filo per i panni.
Vorrei dormire qui, sotto le stelle e i grattacieli…tiro di sigaretta…parlare con il vento e capire i sussurri che escono dalle finestre dei vicini…tiro di sigaretta…fare pace con i divieti di questo paese…e vaffanculo, non mi cade la cenere sul davanzale della mia propietaria di casa!?!?
Ora che faccio?
Dove vado? Se butto un secchio di acqua rischio di farmi beccare.
Mentre cerco di fare harakiri con un accendino perchè la vergogna è tanta, un signore si ferma sulla strada.
Lo osservo. Rimane immobile per 10 minuti.
Oh cristo! Sarà uno dei servizi segreti che mi ha visto dal satellite infrangere la legge.
Giuro che ho anche provato a soffiare, ma non ho i polmoni ben allenati.
L’unica cosa che mi è venuta in mente di fare è stata quella di uscire in ciabatte, con il pigiama e il giubbino di pelle, armato di Scottex e un detersivo spray al gusto mela.
Con scatto felino ed abile mossa ho pulito la ringhiera e quando mi sono girato l’uomo era ancora lì.
Anche lui con le ciabatte, un pantalone tipo pigiama e un giubbino di pelle.
Ci siamo guardati come se fossimo allo specchio. Stava fumando. Fermo e immobile.
Non abbiamo detto nulla, fra noi un tacito accordo.
Il peccato va sempre fatto in silenzio. 😛

Il Portinaio

ciabatte giapponesi

E TU COME STAI?

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I supermercati giapponesi sono un piccolo paradiso colorato. Sembrano delle stalle dei Mio Mini Pony.
Il cibo da asporto sembra cucinato per un chihuahua, le etichette sono chiassose e colorate e i biscotti assomigliano a crocchine per gatti.
Ci sono un sacco di pupazzetti, mascotte e adorabili cassiere che ripongono gli acquisti in un cestino che poi la casalinga deve prendere e portare su un tavolo per imbustarlo con calma.
Sul tavolo c’è anche un sapone disinfettante e una spugnetta per inumidire il dito nel caso il cliente non riuscisse ad aprire il sacchetto di plastica.
In questo silenzioso regno arcobaleno puoi udire il mio amico Marco e l’altra nostra compare urlare come delle vaiasse.

“Volete stare zitti!!!!”
“Dov’è il wasabi?”
“E come faccio a saperlo?”
“Sei tu la nostra guida”
“Allora fate così, domani mettete qui uno stand con delle caciotte e urlate per una ragione”

Anche i giapponesi gridano.
Lo fanno fuori dai locali per attirare l’attenzione dei maschi alfa che si avventano nel lussurioso quartiere Kabukichō.
Lo fanno fuori dai negozi per incuriosire timide donne che non sanno se comprare una lametta per i peli superflui o una pacchetto di fazzoletti.
Ho visto un giapponese gridare a un camionista che aveva osato fermarsi con una ruota sulle strisce pedonali, ne ho visto un altro alzare la voce per chiamare i suoi amici ubriachi fradici appesi a un semaforo. Sì, erano appesi. 😛
Nel paese del silenzio, dove le metropolitane sono scatole di divieti e le cartacce te le devi portare a casa vige una sola regola: non disturbare.
Il sistema sociale è così normato che gli occhi delle persone vedono solo una strada: quella che li porta dal lavoro a casa.
Il Giappone è bravissimo a rimbalzare i sentimenti per trasformarli in pietanze al curry da 750 Yen.
Io e Marco siamo stati a Ikebukuro, un quartiere clone di Shinjuku.
Nonostante sia il secondo snodo ferroviario di Tokyo non ha molto senso venire da queste parti, a meno che vogliate visitare Nekobukuro, il locale dove accarezzare i gatti. (QUI un resoconto semiserio)
Perché sono venuto da queste parti?
Ero in missione per un amico.
Mentre cercavo un negozietto ho sentito in lontananza un rumore diverso dal solito sottofondo musicale.
In cuor mio ho sperato fosse Godzilla.
Che bello crepare qui, fra borsine di Hello Kitty e peluche. Il mio corpo verrà polverizzato dal piede del mostro nipponico. Di me rimarrà solo poltiglia, questo blog scritto male e qualche foto su Instagram. (QUI se volete seguirmi)
Mi sono voltato e ho visto correre un ragazzino in evidente stato confusionale. Ero sulla sua traiettoria.
Buttava per terra qualsiasi cosa: cartelloni pubblicitari, dissuasori della sosta, cartonati dei grandi magazzini. Ha preso a calci persino un palo.
Meglio stare lontanto dai giapponesi quando “gli parte la brocca”.
E adesso come mi difendo?
L’unica cosa che avevo in mano erano le 1000 mutande airsystem di Uniqlo che Marco si era comprato.
Quando ha incrociato il mio sguardo il povero pazzo ha cambiato direzione, però ha fatto cadere un altro espositore d’acciaio sopra una persona e poi è scomparso in mezzo al delirio del corso principale.
Il ragazzo colpito è rimasto un attimo a terra, poi si è rialzato con la mano dolorante.
Ogni giorno a Ikebukuro transitano 2,7 milioni di persone.
Nessuno si è fermato.
L’ho fatto io, con il mio giapponese modesto.

“Daijoubu?”

Mi ha accennato un sorriso, quasi commosso. L’asse del rigore giapponese si è piegato per un attimo. Uno spiraglio di sentimento stava per far esplodere un intero quartiere.
Poi temendo di perdere il lavoro da “urlatore” di negozio ha ripreso la sua postura e anche io sono scomparso.

testimoni di geova

“Scusa Gabriele quelli chi sono?”
“Testimoni di Geova”
“In Giappone??????”
“Potremmo suggerirgli di usare i citofoni…così i condòmini inizierebbero a conoscersi” 😛

Il Portinaio

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